Quando nel 1955 fu assegnata a Roma l’edizione dei Giochi estivi del 1960, fu un grande risultato che premiò lo sforzo del presidente Alcide De Gasperi e del sottosegretario Giulio Andreotti per dare una credibilità internazionale al mondo dello sport italiano, dopo le drammatiche vicende della Seconda Guerra Mondiale.
Tutto era nato dalla decisione nel Dopoguerra di non liquidare Il Comitato Olimpico Nazionale, ma di rafforzarlo con nuovi strumenti e soldi a disposizione, sotto la guida di Giulio Onesti, prima Commissario e poi Presidente.
Il primo obiettivo raggiunto fu l’assegnazione dei Giochi invernali del 1956 a Cortina, confermato poi dal riconoscimento con i Giochi estivi a Roma, dopo i precedenti tentativi del 1908 e del 1940.
A sovrintendere la maggior parte dei lavori per accogliere l’evento fu Pier Luigi Nervi, tra i più quotati ingegneri dell’epoca lo Stadio Olimpico, costruito durante il regime fascista per accogliere l’edizione dei giochi poi annullata del 1940, venne ammodernato, con l’obiettivo di renderlo la struttura centrale dei Giochi del 1960.
Furono inoltre realizzate nuove importanti strutture sportive, come il Velodromo con una capienza di 20.000 posti a sedere, i due Palazzi dello sport e il Villaggio Olimpico che ospiterà 5338 atleti e collocato a poca distanza dal centro della città, oltre a numerose infrastrutture costruite per l’occasione, tra cui la via Olimpica e una prima tratta della metropolitana.
Un altro progetto che caratterizzò i Giochi era la forte commistione voluta dall’ingegner Nervi e l’architetto Vitellozzi tra gli elementi antichi romani e l’Olimpiade moderna, ad esempio le terme di Caracalla furono adattate per le prove di ginnastica e la zona antistante alla Basilica di Massenzio venne utilizzata per la lotta greco-romana
Questi giochi furono un’edizione di rilievo anche per la comunicazione, infatti i diritti televisivi vennero venduti all’ormai emergente mercato televisivo internazionale e per la Rai fu uno dei primi grandi eventi di cui fornire copertura televisiva.
Delle varie gare quella passata alla storia per il suo fascino fu la maratona, che per la prima volta nella storia dei Giochi si tenne di notte, con il percorso che attraversò i grandi resti antichi romani della città, vinta da Abebe Bikila, atleta etiope e primo campione olimpico dell’Africa, che corre a piedi scalzi, rievocando le gesta degli olimpici della Grecia antica.
Tra i tanti campioni presenti a Roma c’era un giovane boxeur diciannovenne, Cassius Clay, che fu poi uno dei più forti di sempre con il nome di Mohamed Alì.
Nonostante il tentativo per il 2004 sempre tentato da Roma, questa del 1960 resta al momento l’unica organizzata in Italia tra le edizioni estive.