Domenica 7 gennaio si celebra il Natale ortodosso, festività molto sentita anche a Bari dove è presente un’importante comunità russa legata alla figura di San Nicola.
Se il 7 gennaio, per i cattolici, è il ritorno alla normalità dopo le solenni celebrazioni natalizie e dell’Epifania, molto diverso è invece per gli ortodossi che in questo giorno celebrano il Natale in base al calendario Giuliano.
Tantissimi sono i pellegrini residenti in Puglia che si trovano a Bari per la festività.
In particolare, oltre alla chiesa russa, è la Basilica di San Nicola, nella cripta, a ospitare le celebrazioni con preghiere davanti alla tomba del santo, messaggi davanti alla colonna miracolosa e gli ortodossi, giunti anche da altre regioni, fin dalla vigilia affollano la Basilica nicolaina che ospita le spoglie del santo ecumenico venerato in tutto il mondo.
Secondo la tradizione, il Natale ortodosso è preceduto da un lungo periodo di digiuno e preghiera che dura quaranta giorni, anche se il digiuno non è totale, si può mangiare il pesce il mercoledì ed il venerdì.
A Natale gli ortodossi regalano candele e germogli di gran, nel giorno della vigilia, invece, il digiuno diventa rigidissimo e prevede il consumo solo di grano lesso e frutta, poi si conclude generalmente in chiesa con la solenne Messa di Mezzanotte dove, terminata la preghiera, i fedeli intonano l’inno di Natale ed al centro della chiesa viene portata l’icona che rappresenta la festività, cioè una candela accesa che simboleggia la Stella Cometa. Quando il digiuno è terminato, i fedeli consumano il pane benedetto.
A differenza dalla Chiesa cattolica, nei paesi ortodossi non c’è il presepe come rappresentazione della nascita di Cristo, mentre addobbare l’albero di Natale è invece una tradizione comune.
Le tradizioni variano da paese a paese, in Grecia, invece di Babbo Natale, i bambini ricevono i regali da San Basilio il 1 gennaio, in Bulgaria i fedeli bruciano un tronco di legno per tutta la notte della vigilia, e le scintille simboleggiano la ricchezza dell’anno nuovo e alla fine del pranzo non sparecchiano il tavolo, per lasciare gli avanzi per i cari defunti, inoltre durante la cena della vigilia si consumano il miele e l’aglio, che simboleggiano la dolcezza e l’amarezza della vita.