Lo scrittore che fu grande amico di Charles Dickens…
Wilkie Collins nacque a Londra l’8 gennaio 1824, primogenito del pittore paesaggista William Collins.
All’età di tredici anni si trasferì con la famiglia in Italia e vi rimase per due anni, mentre la sua passione per la narrativa fu stimolata ancora di più dalla sua esperienza in collegio.
Wilkie fu una vittima degli scherzi e dello scherno dei suo i compagni, in quanto sin dalla nascita era molto basso, con torace e testa sproporzionati e mani e piedi particolarmente piccoli.
Il padre, nonostante le inclinazioni del figlio, cercò di avviarlo ad una carriera nell’avvocatura o nel commercio del tè.
Per un breve periodo lo scrittore lavorò come apprendista presso dei mercanti di tè, ma ciò alimentò il suo irremovibile desiderio di diventare uno scrittore.
Nonostante gli scontri con il padre, Collins finì per studiare legge senza però mai praticare la professione di avvocato.
Uno degli incontri più importanti della vita del giovane scrittore fu quello, nel 1851, con Charles Dickens, di cui rimase per tutta la vita non solo amico, ma anche compagno di viaggi nei quartieri più dimenticati di Londra e Parigi.
Per tutta la vita Collins soffrì di gotta, dolori reumatici e di problemi agli occhi, mentre raggiunse la popolarità nel 1860 con il romanzo La donna in bianco, su uno scambio di persona incentrato sulla somiglianza tra le due protagoniste femminili e una delle due è Anne Catherick, che il protagonista del romanzo incontra di notte in un parco londinese completamente vestita di bianco.
Ad ispirare lo scrittore fu l’incontro nel 1858 nel Rengent’s Park di Londra con una donna fantasma completamente avvolta in una veste bianca, fuggita da una villa del parco dove era tenuta prigioniera e curata con le pratiche mediche del mesmerismo, mai riconosciute dalla medicina ufficiale.
Quella donna era Caroline Graves, una vedova con una figlia e Wilkie ebbe con lei una relazione che durò trent’anni, senza però mai sposarsi, nonostante lo scrittore sposasse, con falso nome, la cameriera diciannovenne di sua madre, dalla quale ebbe tre figli, tutti battezzati con il finto nome dei due coniugi.
Caroline stessa si risposò ma visse con il nuovo marito solo per tre anni per poi ritornare a vivere definitivamente con Wilkie, il quale continuò a condurre fino alla morte una sorta di doppia vita.
Il successo di La donna in bianco non fu isolato, dato che ebbero una favorevolissima accoglienza anche i successivi romanzi, come Armadale (1866) e La pietra di luna (1868) considerato il padre delle detective fiction come affermò il poeta e Premio Nobel T.S. Eliot, sulle indagini per scoprire chi abbia rubato il prezioso diamante indiano che dà il titolo all’opera, e che è oggetto di una terribile maledizione.
Nonostante la malattia, Collins continuò a scrivere sia romanzi che racconti come La legge e la signora (1875), Uomo e donna (1870) e La figlia di Jezebel(1880).
A partire dal 1880 la salute dello scrittore peggiorò sempre di più e nel 1889, dopo un incidente in carrozza, cominciò a soffrire anche di problemi polmonari.
Wilkie Collins morì a Londra il 23 settembre 1889, all’età di 65 anni.