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Domenica 11 febbraio torna a Roma il carnevale tiberino, l’evento che vede  adulti e bambini in maschera percorrere le sponde del Tevere a piedi, in bicicletta e navigare sul fiume con canoe, sup e gommoni da discesa, organizzato dall’Associazione della Discesa Internazionale del Tevere, che è tra le azioni verticali programmate all’interno della DMO Around Rome per il sostegno delle destinazioni turistiche del Lazio.

Scopo dell’evento è promuovere lo sport e il turismo lungo il territorio del bacino del Tevere a Roma, favorendo il benessere attraverso una serie di attività  per avvicinare al fiume la comunità dei cittadini.

L’appuntamento è alle 10 presso lo Scalo de Pinedo (metro Flaminio) per l’accoglienza delle maschere e partenza per la sfilata guidata in acqua e lungo le sponde alle 11, poi partirà la sfilata guidata fino a Castel Sant’Angelo dove l’arrivo è previsto per le ore 13.

Le prime tracce del Carnevale romano risalgono al dodicesimo secolo e vedeva già dal 1143 la presenza del papa, che cavalcava fino a Testaccio con il prefetto e i cavalieri della città per svolgere cerimonie propiziatorie, coinvolgeva le famiglie nobili della città e zone limitrofe, che si cimentavano in duelli, palii, giostre e eventi di tauromachia nella piana sotto il Monte dei Cocci, per secoli ritenuto luogo sacro.

Ma è con l’avvento al soglio pontificio di Papa Paolo II e lo spostamento della sua dimora nel palazzetto San Marco a Piazza Venezia, che il luogo centrale del carnevale divenne la Via Lata, in seguito ribattezzata Via del Corso per via, appunto, delle corse di giovani, vecchi, bambini, ebrei, asini e bufali con ricchi palii in premio che qui sono istituite.

Da allora, per oltre quattro secoli, la vita, i divertimenti, la cultura e l’arte della città eterna ruotarono intorno al Carnevale con il coinvolgimento di grandi artisti come Donatello, Brunelleschi, Sangallo, Bramante, Raffaello, Michelangelo, Copernico, Ariosto, Tasso, Goldoni come scenografi, pittori, poeti e autori, la presenza di nobili e potenti da tutto il mondo e del popolo  in festa.

Due eventi, in particolare, erano particolarmente apprezzati e furono ripetuti negli anni,  la sfilata inaugurale e la corsa dei cavalli barberi, entrambi protagonisti a Piazza del Popolo e lungo Via del Corso.

Per l’occasione via del Corso si trasformava in un teatro all’aperto dove alle maschere tradizionali si aggregavano costumi tratti dalla vita quotidiana e la riscoperta della cultura classica greca e romana trovava ampio spazio sui carri rinascimentali, aggiungendo maschere che raccontavano le grandi tradizioni dell’Occidente.

Tra gli artisti romani, Bartolomeo Pinelli, insieme al figlio Achille, seppe cogliere lo spirito più profondo di questa festa riproducendo  fedelmente i momenti salienti dell’evento e nell’Ottocento ci sono quelle del disegnatore francese Jean Louis Baptiste Thomas, che dedicò molti dei suoi acquerelli alle corse dei Berberi o alle maschere che durante i giorni del Carnevale era consuetudine incontrare per le vie della città, per arrivare ai dipinti di Werner, Orlov e Caffi.

Con l’avvento dei Savoia a Roma nel 1870, iniziò il tramonto del Carnevale, a causa degli incidenti che avvenivano durante i giochi e che videro diverse vittime tra il pubblico presente.