In un periodo di grande attenzione e di rinnovati studi sull’opera Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino e con le riapertura della Pinacoteca Civica di Cento, spicca la ricchissima esposizione che i Musei Reali di Torino presenteranno nelle Sale Chiablese dal 23 marzo al 28 luglio, prodotta da CoopCulture con Villaggio Globale International, curato da Annamaria Bava dei Musei Reali e da Gelsomina Spione dell’Università di Torino, con un comitato scientifico dove ci sono Daniele Benati, David García Cueto, Barbara Ghelfi, Francesco Gonzales, Fausto Gozzi, Alessandro Morandotti, Raffaella Morselli, Sofia Villano.
Al centro dell’esposizione è il mestiere del pittore nel Seicento legato alla figura di uno dei maggiori protagonisti della scena artistica dell’epoca tra le sfide del mestiere, i sistemi di produzione, l’organizzazione della bottega, le dinamiche del mercato e delle committenze, i soggetti più richiesti.
A partire dal nucleo di dipinti e disegni appartenenti alle collezioni della Galleria Sabauda e della Biblioteca Reale, oltre cento opere del Maestro emiliano e di artisti coevi come i Carracci, Guido Reni e Domenichino daranno vita a un grande affresco del sistema dell’arte nel Seicento, guidati dal talento di quel mostro di natura e miracolo da far stupir che fu Guercino, secondo la definizione di Ludovico Carracci, impressionato dal suo talento.
Guercino, grazie a una strutturata bottega e alla ricchissima documentazione , alla rete di mentori e intermediari, ai rapporti con tanti e diversi committenti, fu l’exemplum perfetto della vita, dell’iter creativo e del mestiere di ogni pittore.
Le importanti opere riunite a Torino nell’occasione , inclusi due dipinti inediti di collezioni private e le tele che permettono il ricongiungimento dopo 400 anni del ciclo Ludovisi, sono dunque particolarmente significative per questo racconto, sviluppato in 10 sezioni tematiche tra confronti, parallelismi, testimonianze.
Si parte dalla presentazione dell’artista, quarantenne, e con gli strumenti del mestiere, nell’ Autoritratto della Schoeppler Collection di Londra, i cui punti di riferimento furono in particolare Ludovico Carracci, ammirato a Bologna ma anche a Cento e sul versante ferrarese (prima del viaggio a Venezia) lo Scarsellino e Carlo Bononi.
Quindi segue l’incontro con la realtà e la spiccata vocazione per il quotidiano, che nei primi anni vide le opere di paesaggio in analogia con quanto proposto da altri artisti come Annibale Carracci, Domenichino e Agostino Tassi di cui la mostra dà testimonianza insieme a disegni di Guercino della Biblioteca Reale di Torino e alle pitture murali di Casa Pannini, che il giovane pittore realizzò a Cento tra il 1615 e il 1617.
L’ Accademia del nudo è la fase successiva dove Guercino. ormai famoso in patria, apre la sua Accademia nel 1616 facendone un punto di riferimento per molti giovani artisti.
Prima di affrontare il tema della bottega, la mostra ricorda le fasi dell’affermazione del pittore e la geografia delle committenze, che sempre nella carriera di un artista rivestono un ruolo centrale, come Alessandro Ludovisi, arcivescovo di Bologna e dal 1621 papa Gregorio XV, che aveva conosciuto Guercino grazie alla mediazione di padre Mirandola, grande promotore dell’artista di Cento,.
Tra il 1617 e il 1618 Guercino realizzò infatti per Alessandro Ludovisi e il nipote Ludovico, quattro grandi tele che saranno riunite nella mostra, Lot e le figlie proveniente da San Lorenzo a El Escorial, Susanna e i vecchioni prestata dal Museo del Prado, la Resurrezione di Tabita dalle Gallerie degli Uffizi- Palazzo Pitti e Il Ritorno del figliol prodigo dei Musei Reali .
Il ciclo di tele Ludovisi segnò una svolta infatti, con la salita al soglio pontificio di Gregorio XV, Guercino si trasferirò per alcuni anni a Roma, ricevendo importantissimi incarichi.
La bottega diretta da Guercino, frutto del connubio tra i Barbieri e i Gennari era organizzatissima, con ruoli e metodi esemplari del tempo.
Il fratello di Guercino , Paolo Antonio Barbieri, era specializzato nei dipinti con soggetti, come evidenziano la Natura morta con bottiglia, frutta e ortaggi di collezione privata e la Natura morta con paramenti vescovili e argenti dalla Pinacoteca di Cento.
Un’ infilata di preziosi disegni del centese racconta dell’iter creativo e del momento fondamentale dell’invenzione tramite l’opera grafica, come la Vestizione di San Guglielmo, ricordata grazie a tre degli oltre venti disegni preparatori originali.
Le logiche del mercato non erano estranee a Guercino e e il listino prezzi variava in base alla tipologia delle figure, alle dimensioni della tela e all’uso dei preziosi pigmenti, ma il suo principale concorrente sul mercato bolognese era Guido Reni, di cui è esposto il San Giovanni Battista della Galleria Sabauda.
Le ultime tre sezioni della mostra sono dedicate ad alcuni dei temi e dei soggetti legati alle realtà del tempo o di particolare successo e dunque maggiormente indagati dal pittore e dalla bottega, come le novità scientifiche legate al rivoluzionario pensiero galileiano, che accendono l’interesse di committenti, intellettuali e artisti compreso Guercino, il quale su richiesta dei Medici dipinge il famoso Atlante che regge il globo, e il Mago Brumio, testimonianza delle credenze popolari ancora diffuse.