mostra trento

Al Mart di Rovereto dal 14 aprile al 1 settembre è da non perdere la mostra Arte e fascismo a cura di Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, che analizza i vari e complessi modi in cui il regime fascista influenzò la produzione figurativa.

Durante il Ventennio, oltre al persistere di ricerche di avanguardia legate al Futurismo, si delineò nettamente in Italia una linea che confluì nel movimento del Novecento italiano, creato da Margherita Sarfatti.

Giornalista, critica e promotrice dell’arte italiana tra le due guerre, Margherita Sarfatti (1880 – 1961) brillò nel panorama internazionale del primo Novecento per cultura, talento e ambizione, grazie ala nascita in una facoltosa famiglia israelita, l’istruzione con illustri precettori e la spiccata personalità di una donna colta e appassionata, ma anche complessa e controversa.

Amica di intellettuali e artisti, socialista e poi sostenitrice del regime fascista, legò il suo nome al gruppo di Novecento Italiano, che segue nella prima formazione e promuove con tenacia dal 1924 superando i confini nazionali, con la celebre definizione di moderna classicità.

Il ritorno all’antico, funzionale all’affermazione della grandezza della tradizione italiana, trovò varie declinazioni, dallo sguardo ai maestri antichi dei protagonisti di Novecento, all’arte sospesa nell’incanto del Realismo magico, fino a radicali affermazioni di un’arte di propaganda volta alla costruzione del consenso.

Lo stesso modello di una ritrovata armonia tra tradizione e modernità ebbe  il sostegno da parte del regime, alla ricerca della definizione di un’arte di stato.

Allo stesso tempo, i nuovi luoghi del potere furono lo  strumento di affermazione attraverso un linguaggio classicista e razionalista che coinvolse architettura, scultura e arte murale, rinate sotto l’impulso di una rinnovata volontà celebrativa.

La mostra rievocherà le principali occasioni in cui gli artisti diedero voce all’ideologia, ai temi e ai miti del fascismo, ma alle personali attitudini slegate dai temi imposti, attraverso la partecipazione alle Biennali, alle Quadriennali alle mostre sindacali, a concorsi e a commissioni pubbliche.

 Le diverse sezioni in cui l’esposizione sarà suddivisa intendono ripercorrere i temi e le istanze più rilevanti della ricerca artistica durante il Ventennio, a partire dall’ideologia futurista come nel caso di Angiolo Mazzoni e del suo Stazione ferroviaria di Siena: veduta verso il lato Empoli con il fabbricato alloggi e la torre di luce del 1933-35.