Oggi ricordiamo un evento tragico che ha segnato la storia dell’Italia e del terrorismo: il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione dei cinque uomini della sua scorta.
Era il 16 marzo 1978 quando un commando delle Brigate Rosse sorprese l’onorevole Aldo Moro, importante esponente politico della Democrazia Cristiana, e i cinque uomini della sua scorta in via Fani, a Roma.
L’agguato, che segnò l’inizio di un sequestro che durò 55 giorni e si concluse il 9 maggio con l’omicidio dello statista, vide la partecipazione di dieci terroristi.
I componenti della scorta, due carabinieri: Oreste Leonardi e Domenico Ricci; e tre agenti della Polizia: Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino, furono crivellati dai colpi esplosi dalle armi dei terroristi.
Moro fu trascinato fuori dalla sua auto e spinto in una Fiat 136 blu che lo avrebbe condotto alla sua prigione.
L’agguato di via Fani è stato uno degli attacchi più noti e sanguinosi delle Brigate Rosse durante gli anni di piombo.
Le modalità precise dell’agguato, i dettagli operativi, le circostanze precedenti e successive all’attacco, le responsabilità, i componenti del gruppo di fuoco terroristico, l’eventuale presenza di altre componenti estranee alle Brigate Rosse o di connivenze e aiuti esterni, sono tutti aspetti della vicenda aspramente dibattuti in sede processuale, parlamentare e pubblicistica.
Oggi, mentre ricordiamo questo tragico evento, riflettiamo sulla necessità di pace e riconciliazione. La violenza non porta a nulla di buono, solo a sofferenza e distruzione. Ricordiamo le vittime di questo attacco e speriamo in un futuro in cui tali atti di violenza saranno solo un ricordo del passato.