Il re che non solo cambiò per sempre l’Europa del Rinascimento, ma fu anche il padre di Filippo II di Spagna…
Carlo V d’Asburgo nacque a Gand, nelle Fiandre, il 24 febbraio 1500, era figlio di Filippo d’Asburgo, detto il Bello, perciò nipote dell’Imperatore Massimiliano d’Asburgo, e di Giovanna detta la Pazza, figlia di Ferdinando d’Aragona e di Isabella di Castiglia.
Nel 1516, dopo la morte di Ferdinando il Cattolico, Carlo divenne re dell’ormai unificato Regno di Spagna, che,, con il possesso del regno di Napoli, della Sicilia, della Sardegna e delle Isole Baleari, occupava una posizione centrale nel Mediterraneo e dall’altro, con le recenti conquiste sulle sponde del continente americano, contendeva ai Portoghesi il dominio delle nuove terre.
Recatosi in Spagna il nuovo re non riuscì, però, ad ottenere il consenso delle Cortes che rivendicarono la loro autonomia, negandogli i crediti richiesti.
Nel 1519, dopo che morì Massimiliano d’Asburgo, Carlo si recò in Germania per proporre la propria candidatura alla corona imperiale, lasciando come reggente in Castiglia Adriano di Utrecht, ma subito divampò la rivolta dei comun eros.
Carlo, ritornato nel 1522, ristabilì l’ordina limitandosi a giustiziare i capi, ma fu questo il primo segno delle contraddizioni fra interessi regionali e politica europea, che tormentarono il suo regno.
Intanto, nel 1519, nonostante l’opposizione del re di Francia Francesco I, Carlo, comprando gli elettori con una forte somma di denaro concessagli dai banchieri tedeschi di Augusta Fugger e Welser, si fece incoronare imperatore ad Aquisgrana, con il nome di Carlo V.
Così Francesco I, re di Francia, che aveva proposto senza successo la propria candidatura, reagì all’accerchiamento territoriale in cui si era venuto a trovare con la guerra.
Nel 1521 il re francese scese in Italia, rivendicando il ducato di Milano, conquistato da Luigi XII, e iniziando una lotta che terminò solo nel 1544, con il trattato di Crépy, con cui fu raggiunta la pace sulla base dello status quo.
Di fronte ai problemi sollevati dalla Riforma, la posizione di Carlo fu prudente per il timore di urtare i principi tedeschi.
Alla dieta di Worms del 1521, Lutero, che non aveva ritrattato, fu lasciato libero e di fatto non fu perseguitato nemmeno dopo il bando e alla dieta di Spira del 1526 venne sancita la liceità della confessione luterana sino alle decisioni del successivo concilio; e quando, a una seconda dieta di Spira nel 1529, Carlo, che si era riconciliato con il pontefice, tentò di risolvere la questione con la forza, le reazioni protestanti lo fecero tornare su una posizione conciliatrice.
Divenne intanto sempre più grave il problema turco al punto che nel 1534 Khair ad-Din, detto il Barbarossa, tolta Tunisi al re berbero Mulay Hasan, se ne serviva come base per le scorrerie dei suoi pirati, così Carlo organizzò una spedizione a cui parteciparono tutti gli Stati europei, esclusa Venezia. Tunisi venne restituita a Mulay Hasan e i pirati videro una dura sconfitta.
Nel 1545 si aprì il Concilio di Trento e Carlo si era convinto che era ormai possibile risolvere il problema protestante con la forza e, alleatosi con Maurizio di Sassonia, condusse una campagna sul Danubio, a cui Paolo III partecipò con uomini e mezzi e che si risolse con la vittoria di Muhlberg del 1547, in cui fu distrutto l’esercito protestante e molti capi vennero fatti prigionieri.
Ma la situazione si capovolse rapidamente e Carlo fu costretto a firmare il trattato di Passavia del 1552, con cui vennero liberati i principi protestanti prigionieri e fu ristabilita in Germania la libertà di culto.
Stanco delle lunghe lotte, nel 1556 Carlo V abdicò a favore del figlio Filippo II e del fratello Ferdinando, che si divisero gli enormi domini, e morì a San Jerónimo de Yuste, dove si era ritirato, il 21 settembre 1558.