La donna che segnò per sempre la storia del Cristianesimo dell’Alto Medioevo…
Di famiglia plebea e pagana, Sant’Elena nacque a metà del III secolo probabilmente a Drepamin, in Bitinia nel golfo di Nicomedia, a cui in seguito il figlio e imperatore Costantino darà il nome di Helenopolis.
Qui, secondo i racconti di Sant’Ambrogio, Elena era locandiera addetta alle stalle, dove la sua modestia colpì il giovane ufficiale Costanzo Cloro, che, nonostante fosse di grado sociale superiore, la sposò conducendola con sé in Dardania, nei Balcani.
La giovane, che non aveva diritto ai titoli onorifici del marito, nel 280 a Naisso in Serbia diede alla luce il figlio Costantino.
In poco tempo le virtù militari e politiche consentirono a Costanzo di ottenere, insieme a Galerio, il titolo di Cesare, ma era necessario suggellare questa elevazione all’interno del sistema della Tetrarchia, così gli imperatori Diocleziano e Massimiano nel 293 gli imposero di ripudiare la moglie e di unirsi in matrimonio alla figliastra del secondo, Teodora.
Elena, allontanata dalla famiglia e dal figlio, non si perse d’animo e rimase nell’ombra, mentre Costantino veniva allevato alla corte di Diocleziano.
Quando nel 305 Costanzo Cloro fu eletto capo dell’impero, Costantino lo seguì in Britannia dove prese parte alla campagna di guerra contro i Pitti per poi succedergli alla morte su acclamazione dell’esercito.
Tra i primi provvedimenti il neoimperatore chiamò la madre Elena Flavia Giulia conferendole il titolo di Augusta e la donna, la cui effige fu incisa nelle monete, ebbe libero accesso al tesoro imperiale.
Note per le sue opere di misericordia, Elena ebbe un ruolo nella conversione del figlio e sulla promulgazione dell’editto di Milano del 313 che diede libertà di culto ai cristiani dopo tre secoli di persecuzione.
Ma nel 326 Costantino fece uccidere prima il figlio Crispo, su istigazione della matrigna Fausta, sua seconda moglie e poi anche quest’ultima, che riteneva stesse per attentare al suo onore.
Dopo la tragedia Elena mantenne salda la fede recandosi in pellegrinaggio penitenziale in Terra Santa, dove fece edificare le Basiliche della Natività a Betlemme, dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi e indusse Costantino a costruire quella della Resurrezione.
Sul Golgota dove fece distruggere gli edifici pagani costruiti dai romani ci fu il prodigioso rinvenimento della vera Croce e i tre chiodi che trafissero il corpo di Cristo furono donati da Elena a Costantino.
Uno fu incastonato nella Corona Ferrea conservata nel duomo di Monza, mentre le altre reliquie sono oggi conservate nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme.
Elena morì nel 329, all’età di 80 anni, assistita dal figlio che fece trasportare il corpo a Roma sulla via Labicana dove fu tumulato in un mausoleo a lei intitolato e il sarcofago di porfido, trasportato nel XI secolo al Laterano, è oggi ai Musei Vaticani.
Il culto di Sant’Elena si diffuse sia in Oriente che in Occidente dove è ricordata rispettivamente il 21 maggio e il 18 agosto e associata al simbolo della croce ed è stata scelta insieme ai santi Andrea, Veronica e Longino tra le statue monumentali ai piedi dei pilastri della cupola michelangiolesca nella Basilica Vaticana.