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Dopo settant’anni dalla perdita di Cipro, avvenuta nel 1573, passati per la Repubblica di Venezia in pace, nel 1645 la Serenissima venne  trascinata in una nuova guerra contro i Turchi.

Il conflitto, noto come La guerra di Candia, si trascinò per 25 anni e costò a Venezia la perdita dell’isola di Creta.

Venezia fu impegnata contro il potente Impero Ottomano a terra, intorno a Candia, e in mare per intercettare i convogli dalla Turchia a Creta e per proteggere i propri traffici, ma trovò un grande capo in Francesco Morosini.

Nato a Venezia nel 1616 da Pietro, procuratore, Morosini entrò a soli 20 anni nel Servizio Navale e rimase imbarcato fino al 1661, dove partecipò con molto valore a tutte le operazioni belliche di qualche importanza.

Fu dapprima per tre anni Nobile di Galea operando lungo le coste Albanesi e  a 23 anni venne promosso «Sopracomito» (Comandante di Galea).

Nel 1646, all’inizio della guerra di Candia, divenne Governatore (Comandante) di una Galeazza, poi Capitano del Golfo e, nel 1651, Capitano delle Galeazze.

Morosini nel  1652 fu nominato Provveditore dell’Armata Veneta e nel 1656 Provveditore Generale di Candia.

Nel 1657, appena quarantenne, in seguito alla scomparsa di Lazzaro Mocenigo, il governo veneto affidò al grande condottieri il Comando in Capo della Flotta nominandolo Capitano Generale.

Morosini, con le navi disponibili, poté dedicarsi solo ad azioni contro le fortezze turche dell’arcipelago, infatti attaccò e distrusse le fortezze di Calamata in Morea, di Toron presso Salonicco e di Cesmè in Asia Minore.

Nel 1666, con le dimissioni di Andrea Cornaro, la Repubblica di San Marco affidò nuovamente il Comando in Capo dell’Armata Veneta a Morosini.

Nel frattempo la situazione di Candia era molto grave, dopo che i Turchi, comandati dal Gran Visir, sferrarono un attacco che i difensori, sostenuti dall’Armata Navale, riuscirono a respingere valorosamente.

Il Gran Vísir, disperando di poterla vincere, offrì a Morosiní il Principato di Valacchia e Moldavia in cambio della consegna di Candia, ma il comandante veneziano respinse la proposta.

La guerra riprese quindi e il governo di San Marco ordinò che tutta l’Armata Navale stazionasse nel porto di Candia, che gli equipaggi combattessero sulle mura e che Morosini assumesse personalmente il comando della difesa.

Sulle mura diroccate i Veneziani resistettero e nel 1668 la sanguinosa battaglia costò la vita a 23 mila Turchi e 7 mila Veneziani.

Nel 1669 i Turchi conquistarono gli ultimi tronconí delle mura, occupando parte della città, così  Francesco Morosini propose la resa.

I Turchi, in riconoscimento dei valore degli avversari, consentirono una resa onorevole, i cui patti furono firmati il 6 settembre 1669 e furono lealmente rispettati, dove la Repubblica Veneta perse l’intera isola di Creta, tranne tre isolette fortificate.

Nel 1678, ritornato in patria, Francesco Morosiní fu eletto Ispettore Generale delle fortificazíoní venete e, cinque anni dopo, Provveditore General» nel Fríuli.

Ma la Serenissima non si era rassegnata alla perdita di Creta e, alleatasi con gli Austro-Prussíani, riprese la guerra contro i Turchi.

Nel 1684 la nuova Armata Veneta si concentrò a Corfù, dove erano già riunite alcune galee della Santa Sede, del Granducato di Toscana e dei Cavalieri di Malta, mentre il comando fu ancora assunto da Francesco Morosini.

Per accontentare gli alleati, Venezia fu costretta ad attaccare subito la Morea, rimandando le operazioni contro Creta.

Nel 1687 l’Armata Veneta espugnò il Pireo, sbarcò un Corpo d’Esercito e, dopo pochi giorni, conquistò Atene e, per questa vittoria,  Francesco Morosini fu insignito del titolo di Peloponnesiaco.

All’inízio del 1688, in seguito alla morte dei Doge, il grande condottiero fu eletto suo successore, pur conservando il Comando in Capo della Flotta; fatto eccezionale, sia perché un Doge non aveva mai preso il Comando dell’Armata, sia perché non era accaduto che il capo della Flotta impegnata in guerra fosse eletto Doge.

Nel 1689  Morosini, colpito da una malattia, chiese ed ottenne di lasciare il Comando Supremo e tornò a Venezia.

Ma nel 1693 il governo veneto decise di imprimere un nuovo  vigore alle operazioni belliche che ancora continuavano e, richiamato il supremo Comandante della flotta veneziana Domenico Mocenígo, affidò ancora una volta il Comando al Doge Francesco Morosini, nonostante la sua età.

Il nuovo Capo della Flotta condusse le navi in Egeo per attaccare quelle avversarie, ma una violenta tempesta le costrinse a fermarsi. E il 6 gennaio 1694 morì, all’età di 78 anni, terminando la sua vita di grandissimo condottíero.