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Il cuore della vita sociale e politica della Roma antica…

Intorno al VIII secolo a.C., la valle dove sarebbe stato edificato il Foro Romano era paludosa e inospitale, inadatta a insediamenti, e la parte alta delle colline vicine era abitata da etnie di origine sabine e latine.

Al nord del Tevere, nella zona della Toscana, si trovano gli etruschi, che commerciavano con i greci a sud della penisola, mentre i villaggi latini e sabini erano passaggio obbligatorio per le rotte commerciali, il quale provocò una lenta fusione culturale.

Fino a quell’epoca, la valle era utilizzata come necropoli, ma nell’anno 600 a.C. il re romano Tarquinio Prisco, di origine etrusca, fece costruire la Cloaca Maxima, che drenò la zona e permise la pavimentazione in terra battuta.

Lo spazio che ne derivò era perfetto per l’edificazione di  una piazza pubblica di forma rettangolare, nella quale i cittadini di Roma potevano riunirsi per scambi e attività politiche, commerciali, religiose e giudiziarie.

Il Foro Romano divenne il cuore della vita romana e, nel corso della sua storia,  fu arricchito con  edifici e monumenti di straordinaria bellezza, come il Comitium (spazio pubblico), il Lapis Niger (santuario), il Volcanale (santuario), la Regia (casa del re), la Curia (sede del senato) e il tempio di Vesta.

Durante i secoli IV e III a.C., il Foro Romano fu ampliato, anche se è difficile determinare con precisione quale fosse la sua distribuzione e come apparisse, a causa delle trasformazioni degli anni successivi.

Nella prima fase della repubblica vi vennero inaugurati templi come il Tempio di Saturno (498 a.C.), che fu il primo del Foro, e quello dei Castori e Dioscuri (484 a.C.).

Con gli ultimi secoli del periodo repubblicano vi furono cambiamenti significativi nel Foro Romano per la costruzione di grandi monumenti, che convertirono Roma in una metropoli che poteva competere con i regni ellenici ad est del Mediterraneo.

Fu in questa fase che la Curia fu ricostruita per convertirsi nella Curia Iulia, in onore a Giulio Cesare che commissionò i lavori, assieme al Tabularium (archivio e luogo di custodia di documenti ufficiali) e le basiliche di Porcia (184 a.C.), Emilia (179 a.C.), Sempronia e Opimia (entrambe risalenti al 169 a.C.).

Al termine della repubblica, la funzione politica si concentrò nella figura dell’imperatore e l’attività del foro si spostò verso il colle Palatino, con il Palazzo Imperiale.

Il Foro Romano continuò ad essere il centro del commercio e dell’attività finanziaria e si caratterizzò soprattutto per un’intensa attività di ricostruzione dei monumenti danneggiati e per la costruzione di nuove opere come l’arco di Settimio Severo.

Nonostante la caduta dell’Impero Romano, nel 608 d.C. fu  costruito l’ultimo monumento del Foro, La Colonna di Foca, dedicata all’imperatore bizantino Flavio Foca Augusto.

Con il Medioevo, nonostante il ricordo del foro persistette, la maggior parte dei suoi monumenti caddero in rovina ed iniziò ad essere utilizzato come pascolo per gli animali domestici e come terreno seminativo, prendendo così il nome di Campo delle Vacche.

Nel Rinascimento il Foro Romano venne utilizzato come cava di materiali da riutilizzare e alcuni templi scomparvero completamente in pochi mesi, trasformando così la zona in una selva di rovine.

Verso il XVIII secolo cominciarono gli scavi archeologici al Foro Romano e nel XIX secolo venne data priorità alle attività di restauro e consolidamento per evitare il deterioramento dei pochi resti che ancora esistevano.

Oggi si nota il Foro Romano ha mantenuto la sua struttura originale intatta, nonostante le trasformazioni che la zona ha subito a causa degli scavi e dello sviluppo della Roma moderna.