In tutta Italia il 25 aprile è il giorno dell’anniversario della Liberazione, ma in Veneto, a Venezia, la ricorrenza coincide con una festa ancora più antica e grandiosa, quella di San Marco, il Patrono della città.
Si tratta di una celebrazione religiosa molto sentita e a cui partecipano ogni anno migliaia di turisti e visitatori.
Alla Festa di San Marco sono legate leggende e usanze particolari come la Festa del Bocolo, dove gli innamorati regalano alle novizze, cioè le fidanzate, un bocciolo di rosa rossa e il termine bocolo in veneziano, infatti, significa proprio bocciolo.
Le principali celebrazioni presiedute dal Patriarca sono una Messa solenne tenuta nella Basilica di San Marco alle 10:30 e i Vespri, celebrati nel tardo pomeriggio mentre. nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, si consegna il Premio Festa di San Marco ai veneziani che si sono distinte nel corso dell’anno.
San Marco Evangelista, festeggiato il 25 aprile, è il protettore degli scrivani, dei notai, dei vetrai, degli ottici, di coloro che dipingono su vetro, ma soprattutto è il patrono di Venezia.
Il santo nacque in Palestina, sotto l’imperatore Augusto, ma della sua vita si sa poco.
Oltre alla familiarità con San Pietro, che lo condusse con sé nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, Marco fu amico dell’apostolo Paolo che incontrò per la prima volta nel 44.
A Roma scrisse il suo Vangelo, detto Secondo Vangelo e ad Alessandria d’Egitto fondò la prima Chiesa Cristiana.
Non si conosce la data precisa della morte dell’evangelista, avvenuta durante la persecuzione di Nerone e dopo la morte di San Pietro.
Marco venne sepolto ad Alessandria, e vi rimase per più di sette secoli, fino al 828.
L’Egitto, nel frattempo, era passato dalla dominazione di Roma a quella Bizantina, fino a cadere, nella metà del VII secolo, sotto la dominazione degli Arabi, che avevano sottratto a Bisanzio la ricca provincia nordafricana.
Gli imperatori di Costantinopoli vietarono a tutte le regioni dell’Impero di commerciare con gli Arabi e con le zone dell’Impero nemico, quindi anche in Egitto.
Venezia all’epoca era una città appartenente all’Impero Bizantino, nonostante di fatto si stesse man mano rendendo sempre più indipendente, quindi il divieto valeva anche per essa.
Nel novembre 827 però dieci navi mercantili veneziane salparono dalla città lagunare con l’intento di portare le reliquie di San Marco a Venezia, poiché si sapeva che gli Arabi distruggevano spesso luoghi di culto, spoglie di Santi e molti altri simboli importanti per i cristiani.
A Venezia San Marco era particolarmente venerato e si temeva che gli Arabi potessero distruggerne definitivamente i resti cosi, il doge Giustiniano Partecipazio ordinò la pericolosa missione, andando contro gli ordini imposti da Bisanzio, poiché inviava dei mercanti in Egitto.
Nel gennaio 828 le navi, dopo essere sfuggite a una tempesta, sbarcarono ad Alessandria e della spedizione facevano parte due mercanti, Bono da Malamocco e Rustico da Torcello, che si diressero verso il santuario dove erano custodite le reliquie dell’Evangelista.
I due si accordarono con i padri custodi, Staurazio e Teodoro, per portare le spoglie del Santo a Venezia, dopo aver appurato che l’intenzione del califfo Mamum di Alessandria era di abbattere il santuario e altre chiese con lo scopo di ricavare materiali da costruzione per erigere delle moschee. Per evitare che i cristiani di Alessandria si lamentassero per l’assenza del corpo del Santo, le reliquie di San Marco furono sostituite con quelle di Santa Claudia.
Ma come riportare alle navi i resti del Santo senza che le sentinelle se ne accorgessero?
I quattro decisero di mettere le spoglie in alcune ceste di vimini, le coprirono con foglie di cavolo e altri ortaggi e, sopra queste, vi collocarono un’enorme quantità di carne di maiale, considerata impura dai musulmani.
Eludendo i controlli, le reliquie di San Marco tornarono a Venezia, dopo un viaggio difficoltoso a causa del mare agitato, il 31 gennaio 828 e furono deposte provvisoriamente in una stanza del Palazzo Ducale per più di due secoli.
Quando nella seconda metà dell’ XI secolo fu costruita la Basilica di San Marco, vennero dove ancora oggi si trovano.
L’Evangelista di Venezia ne diventò il Santo protettore e, in seguito, anche di tutte le terre venete. Questo spiega dunque il motivo per cui nella bandiera veneta c’è il leone alato, è il simbolo di San Marco, con un libro aperto sotto una zampa con la scritta “Pax tibi Marce Evangelista meus”, che in latino significa “Pace a te, o Marco, mio Evangelista”.