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Una delle figure femminili più importanti della storia dell’Italia della seconda guerra mondiale…

Teresa Noce nacque il 29 luglio 1900 in uno dei quartieri più poveri di Torino e fu allevata con il fratello, di qualche anno più grande, dalla madre dopo  l’abbandono del padre, cominciò a lavorare a sei anni consegnando il pane, poi come stiratrice, sarta e tornitrice alla Fiat. Fu il fratello ad avvicinare Teresa alle idee socialiste, nell’ambiente della fabbrica.

Dopo la morte della madre nel 1914 e quella del fratello, avvenuta in guerra nel 1918, la giovane si trovò sola, ma ciò non le impedì di impegnarsi nel Partito socialista italiano , fondando nel 1919, con altri compagni, il circolo giovanile socialista torinese.

La scissione di Livorno del 1921 la vide aderire, con gli altri membri del circolo giovanile di cui era segretaria, al Partito comunista d’Italia .

Nel 1921 conobbe, durante una riunione di partito, Luigi Longo,  studente di ingegneria di origini piccolo borghesi, che sarebbe divenuto il suo compagno per anni.

Poco dopo Longo venne  arrestato e Noce si trovò a Milano dove continuò a occuparsi della rivista della FGCI fino a quando il partito non la mise a riposo per il suo stato di salute.

Alla fine del 1923 venne arrestata per la prima volta, ma fu presto rilasciata per insufficienza di prove e, pochi giorni dopo la scarcerazione, partorì Luigi Libero e, rientrata a Torino, si ricongiunse con Longo, che era stato scarcerato.

La nuova dimensione di madre e casalinga a Teresa stava stretta, quindi cercò di avere di nuovo uno spazio politico nelle elezioni del giugno 1924 che la videro impegnata a seguire la campagna elettorale.

Nel 1925 ebbe un altro bambino,  Pier Giuseppe,  che morì dopo pochi mesi per un attacco di meningite e, dopo una lunga malattia che l’aveva debilitata, sposò Longo.

Teresa nel 1926 organizzò il congresso della FGCI e nello stesso anno espatriò con Longo, poco prima dell’entrata in vigore delle leggi eccezionali, per andare in Unione Sovietica, dove fra il 1927 e il 1928 frequentò i corsi della Scuola internazionale Lenin di Mosca e condusse un’inchiesta sulla salute pubblica.

Da Mosca Noce e Longo si spostarono a Parigi, dove il PCDI aveva stabilito il suo Centro estero e, quando questo fu trasferito a Lugano, anche Teresa andò in Svizzera, dove partecipò alla Conferenza d’organizzazione di Basilea del 1928.

Nel febbraio 1929 la donna lasciò Mosca alla volta di Parigi, dove nacque il suo terzogenito Giuseppe e visse tra le due città, con frequenti puntate clandestine in Italia, come nel 1931 quando fu  alla testa della rivolta delle operaie tessili biellesi e si impegnò con Giuseppe Di Vittorio nella direzione della CGDL.

Teresa dal 1936 al 1938 andò in Spagna con Longo e partecipò alla guerra civile, redigendo il periodico Il volontario della libertà e curò il volume Garibaldini in Spagna, dedicato ai volontari italiani nella guerra.

Dopo la vittoria del franchismo la donna riparò in Francia, tra i primi segni della crisi del matrimonio con Longo, sia su quello politico, con lo sfaldarsi dell’unità creata con i Fronti popolari.

Con l’annuncio del patto Molotov-Ribbentrop, molti dirigenti comunisti rifugiati in Francia furono arrestati, e con essi Luigi, mentre Teresa fu internata nel campo di Rieucros soltanto dopo l’invasione nazista della Francia e la dichiarazione di guerra da parte di Mussolini.

Trasferita a Marsiglia, la donna riuscì a fuggire e a metà del 1941 si unì ai francs-tireurs fino al 1943 quando fu catturata dalla polizia francese, consegnata alla Gestapo nel 1944 e internata nel campo di concentramento di Ravensbrück e poi venne destinata ai lavori forzati a Holleischen, da cui venne liberata dai partigiani polacchi soltanto alla fine della guerra.

In Italia dopo la Liberazione Teresa riprese l’attività di dirigente comunista e, con i Gruppi di difesa della donna, poi confluiti nell’Unione donne italiane, avviò la grandiosa operazione dei treni della felicità, con cui dette ospitalità invernale ad oltre centomila bimbi tra il 1945 e il 1952.

Come membro della Consulta nazionale, eletta il 2 giugno 1946 alla Costituente con 47.219 preferenze nella circoscrizione di Parma, la Noce divenne una delle 21 madri della Repubblica, nominata con altre quattro nella Commissione dei 75.

Eletta il 18 aprile 1948 alla Camera, confermata anche nella seconda legislatura, Teresa promosse la parità e il riconoscimento della differenza femminile e alla guida del sindacato dei tessili, la Fiot, nel 1947 fu la prima firmataria del progetto di legge in difesa delle lavoratrici madri, coronata in Parlamento con l’approvazione della legge del 26 agosto 1950, n. 860 e della legge 1668/1950 che introducevano il divieto di licenziamento delle madri, gestanti o puerpere, il riposo retribuito per maternità e allattamento, l’assistenza al parto, nidi d’infanzia e sale per l’allattamento nei luoghi di lavoro.

Nel febbraio 1952, richiamandosi all’articolo 37 della Costituzione e alla Convenzione sull’uguaglianza delle remunerazioni approvata a Ginevra nel 1951 dall’Organizzazione internazionale del lavoro, Teresa presentò una proposta di legge sulla parità di retribuzione per le lavoratici, approvata in Parlamento nel 1956.

La separazione da Longo nel 1953 segnò la donna  sia sul piano personale sia su quello politico.

Sul piano personale Teresa venne a sapere dal Corriere della sera che Longo aveva ottenuto l’annullamento del matrimonio a San Marino, falsificando la sua firma e su quello politico fu esclusa dalla direzione del partito a causa degli attriti fra lei e alcuni dirigenti che non avevano apprezzato la sua scelta di rivolgersi alla Commissione centrale di controllo del PCI per denunciare il metodo usato da Longo.

Teresa Noce morì a Bologna il 22 gennaio 1980.