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Una storia che divenne leggenda, grazie ad autori come Bryon e Giuseppe Verdi….

Nella Venezia del XV secolo, per la precisione il 5 novembre 1450, il capo dei Decemviri, Ermolao Donato, fu  assassinato e il figlio del doge Francesco Foscari, Jacopo, venne accusato dell’omicidio, nonostante la mancanza di prove.

Qualche tempo prima, Donato aveva condannato all’esilio  il giovane Foscari per aver accettato somme di denaro da capi di Stato stranieri fra cui anche il sultano Maometto II, così  Jacopo fu torturato ed esiliato a Creta.

Nel 1455, Jacopo scrisse a Francesco Sforza, duca di Milano, per faro in modo che intercedesse in suo favore presso il governo veneziano.

La lettera finì nelle mani del Consiglio dei Dieci e riportato a Venezia, Jacopo ammise di esserne l’autore, ma solo per il desiderio di rivedere il suo paese.

Il giovane venne condannato all’esilio perpetuo a Creta e ad essere imprigionato per il primo anno , inoltre fu minacciato di morte se avesse scritto altre lettere dello stesso tipo.

Fu a questo punto che un nobile veneziano, Nicolò Erizzo, rivelò, sul letto di morte, di essere il vero assassino di Donato e diversi senatori decisero allora di chiedere la grazia per Jacopo Foscari ma il giovane morì nel 1457, durante la prigionia a Creta, a 41 anni, lasciando la moglie Lucrezia Contarini e tre figli.

Francesco Foscari perse da allora interesse per gli affari di Stato, rifiutandosi di partecipare alle riunioni del Consiglio e, con l’accusa di non essersi presentato ad una riunione, tre nobili del Consiglio dei Dieci si recarono a casa sua, gli tolsero il copricapo ducale e ruppero l’anello ordinandogli di abdicare sotto pena di confisca di tutti i suoi beni.

Il vecchio doge, anche se tentennante, alla fine accettò ma il  31 ottobre 1457, il suono delle campane della Basilica di San Marco che annunciavano l’elezione del suo successore, Pasqual Malipiero, fu per lui un colpo talmente forte che morì.

La maggior parte dei senatori fu informata della morte durante la messa domenicale, dove l’imbarazzo dovuto all’umiliazione inflitta al doge fu generale e ci furono imponenti manifestazioni popolari contro il Consiglio dei Dieci e  contro chi era ritenuto responsabile dei fatti.

A causa delle famiglie fedeli al Doge, il consiglio alla fine impose un funerale di stato in cui Malipiero dovette indossare un semplice abito da senatore,

Il doge Foscari è sepolto nella chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, la sua tomba è nel presbiterio opposto a quello di Niccolò Tron.

Ancora oggi a Venezia, esiste la residenza di famiglia, la Ca’ Foscari, completata per il doge nel 1542, e oggi sede dell’Università di Venezia, uno dei più imponenti palazzi gotici della città.