Alla fine del 1974 la Ferrari veniva da una stagione terminata con la beffa subita da Clay Regazzoni al Glen,dove perse il titolo per soli tre punti nei confronti della McLaren di Emerson Fittipaldi.
Lo staff tecnico del Cavallino Rampante per il 1975 ideò la 312 T, dove la lettera T sta appunto per cambio trasversale, concepita da Mauro Forghieri, che per il telaio, al contrario della B3 assemblata dalla britannica Thompson, ideò una struttura in traliccio di tubi e rivestita di pannelli di alluminio.
Inoltre la rigidità non risultava compromessa, in quanto tra il telaio monoscocca di Thompson e quello tradizionale non c’era praticamente differenza visti i materiali impiegati e le tecniche di costruttive, mentre il propulsore restava il 12 cilindri piatto 015, che all’epoca era il più potente dell’intera F1.
Forghieri, che supervisionò il progetto, apportò alcune modifiche, con un cambio trasversale disegnato dall’Ingegner Salvarani, allo scopo di spostare il più possibile peso davanti all’asse delle ruote posteriori e di conseguenza al baricentro della vettura.
Gli aggiornamenti al propulsore erano votati al miglioramento nell’erogazione, assai brutale per caratteristica dei 12 cilindri di Maranello, che sfiorava i 500 cv, con un regime di rotazione accreditato intorno ai 12.220 giri, così ridisegnò le testate favorendo in tal modo un aumento del rapporto di compressione.
Il cambio trasversale era costruito in magnesio e oltre a migliorare la già citata distribuzione dei pesi, portava ad una facilità di intervento in caso di manutenzione in tempi ristretti, con un differenziale autobloccante lamellare ed una frizione multidisco a secco di marca Borg & Beck. Anche nel telaio furono promosse soluzioni nuove per quanto riguardava lo schema sospensivo anteriore, con un doppio triangolo con gli ammortizzatori inclinati e non più verticali incastonati nella centina del telaio come sulla B3/74.
Sempre per ottimizzare il più possibile la distribuzione dei pesi fu ripartita la capacità dei serbatoi, divisa in tre comparti, grazie ad un accurato studio dell’aerodinamica, grazie all’ausilio della galleria del vento della Fiat.
Anche altri meccanismi interni, come i radiatori dell’olio motore e del cambio, vennero riposizionati nella zona posteriore con inclinazioni diverse per sortire un beneficio aerodinamico nella parte bassa della monoposto.
Infine, il muso anteriore era di forma più stretta ed affilata sebbene conservasse la grossa ala anteriore montata sopra il bordo terminale, oltre a disegnare a sua volta un particolare profilo a freccia che riprendeva in parte quello dell’intera vettura.
Il fornitore di pneumatici rimase l’americana Goodyear che all’epoca deteneva praticamente il monopolio all’interno della Formula 1, poiché la totalità dei team utilizzava per correre le coperture statunitensi.
I risultati sul campo della 312 T la videro totalizzare ben nove vittorie assolute, dieci pole position tra il 1975 e il 1976, riportando a Maranello il Mondiale che mancava da ben undici anni, infatti Niki Lauda conquistò il suo primo titolo iridato, ma venne in seguito impiegata anche nelle prime tre gare della stagione 1976. che coincisero tra l’altro con tre successi assoluti, prima che questa monoposto venisse sostituita dalla nuova 312T2.
Ancora oggi la 312 T resta una vettura di enorme rilievo nella storia della Ferrari, se non una delle migliori della casa di Maranello, tant’è che la sua evoluzione rivinse il Mondiale Costruttori nel 1976 e anche nel 1977.