Sullo sfondo di Casa Giacobbe, Magenta torna a proporre le celebrazioni del 165° anniversario della Battaglia di Magenta.
Quest’anno la celebrazione del 4 giugno 1859 con l’obiettivo di rievocare i valori che sono da allora scaturiti e che sono alla base dell’Europa di oggi, con una particolare attenzione alle giovani generazioni perché la rievocazione storica, giunge alla 27a edizione, che ricostruisce le fasi della battaglia nel bel parco di Villa Naj Oleari.
Infatti ogni anno, la prima domenica di giugno, si svolgono il corteo e la rievocazione storica con gruppi in costumi e armi d’epoca provenienti da tutta Europa, tutti molto sentiti dai magentini, che richiamano in città migliaia di persone oltre ad autorità e rappresentanti dei governi di Francia, Austria e Ungheria, Paesi coinvolti nell’evento bellico.
Le celebrazioni della Battaglia di Magenta avranno il loro culmine domenica 2 ma si svilupperanno per gran parte di giugno, che sarà poi interamente dedicato a proposte di intrattenimento organizzate in collaborazione con tante realtà associative all’interno della ormai tradizionale kermesse del Giugno Magentino.
Il 164° anniversario della Battaglia di Magenta ha il patrocinio del Consiglio regionale, di Città Metropolitana e del Comando Truppe Alpine-Reggimento Nizza Cavalleria dato che una sua rappresentanza sarà presente al corteo del 4 giugno che vedrà protagonisti anche tutti i corpi bandistici cittadini e la Fanfara dei Bersaglieri Nino Garavaglia, insieme ai rappresentanti delle associazioni cittadine con i loro labari.
La battaglia di Magenta, avvenuta il 4 giugno 1859, fu il primo atto che portò, due anni dopo, alla proclamazione dell’Unità d’Italia e alla fine di un mondo….
Dopo il fallimento dei moti del 1848 il Regno sabaudo, guidato dal Conte di Cavour, cercò di trovare in Europa un valido alleato contro l’Austria – Ungheria di Francesco Giuseppe e Napoleone III, imperatore dei francesi e nipote di Bonaparte, aveva degli obiettivi molti simili ai loro.
Gli accordi di Plombières tra Cavour e l’imperatore francese del luglio 1858, prevedevano la divisione dell’Italia in quattro stati dopo la sconfitta dell’esercito austriaco, il Regno sabaudo, un regno nell’Italia centrale, la città di Roma governata dal Papa e un regno del Sud.
La Seconda guerra d’indipendenza iniziò il 26 aprile del 1859, quando l’esercito austriaco superò il Ticino vicino a Pavia con l’obiettivo di occupare Torino, poi il 12 maggio, accanto all’esercito sardo, si schierò Napoleone III con 120.000 uomini.
Il passaggio del Ticino, allora il confine tra il Piemonte e l’Austria, avvenne il 2 giugno nei pressi di Boffalora.
Magenta fu la prima battaglia significativa del conflitto, poiché era la via per Milano e la Lombardia.
Gli austriaci, consapevoli della situazione, opposero una tenace resistenza che costò la vita a 657 francesi e piemontesi, mentre le perdite austriache furono di 1.358 soldati.
Particolarmente furiosi furono i combattimenti vicino alla stazione ferroviaria e di Casa Giacobbe, a pochi passi dal centro storico della città, che conserva ancora oggi i fori dei proiettili e delle cannonate francesi.
Dopo Magenta i due re entrarono da trionfatori a Milano, passando sotto l’Arco della Pace l’8 giugno.
La conquista di Milano però non segnò la fine della guerra, anzi le difficoltà sarebbero arrivate, poiché gli austriaci si erano ritirati all’interno delle roccaforti del Quadrilatero di Peschiera, Mantova, Legnago e Verona, per dare battaglia.
Per questo che i due alleati, dopo i festeggiamenti per la liberazione di Milano, si mossero verso il Mincio il 10 giugno.
La battaglia di San Martino e Solferino il 24 giugno vide il definitivo trionfo dei piemontesi sull’imperatore, al punto che Napoleone III intavolò con Francesco Giuseppe le trattative per chiudere la guerra al più presto, stretto tra i malumori provenienti da Parigi e le pericolose manovre della Prussia al confine con il Reno.
L’armistizio firmato a Villafranca l’11 luglio consegnò la Lombardia al Piemonte, ma impediva l’annessione del Veneto sognata da Cavour.
La delusione dello statista piemontese e tra i patrioti italiani fu enorme, al punto che sembrò per qualche settimana che le speranze di un’Italia unita fossero naufragate.
Invece un anno dopo, prima i plebisciti che annettevano al Regno sabaudo l’Emilia e la Toscana e poi la spedizione dei Mille di Garibaldi la storia riprese il suo percorso, culminato con la proclamazione a Torino del Regno d’Italia il 17 marzo 1861.