Lo chiamavano Ago, per il suo carattere, cosi riservato, per la sua malinconia, che portava sempre con se, anche oltre il campo da calcio….
Agostino Di Bartolomei nacque a Roma l’8 aprile 1955, nel quartiere Tor Marancia.
Da bambino Ago cominciò a tirare i primi calci ad un pallone nel campetto dell’oratorio San Filippo Neri, alla Garbatella, per poi passare all’OMI, nuova realtà del calcio romano, fino alle squadre giovanili della Roma dove divenne da subito un leader indiscusso.
Delle giovanili giallorosse Ago, come fu da subito chiamato, divenne il capitano, al punto da guidare la squadra alla conquista del titolo di campione d’Italia.
L’arrivo in prima squadra avvenne nella stagione 1972/73, per la precisione il 22 aprile, pochi giorni dopo il suo diciassettesimo compleanno, a Milano contro l’Inter.
Il primo tecnico di Ago nella Roma dei grandi era Manlio Scopigno, che lo adorava e nella giornata iniziale del campionato successivo, che era il 1973/74, contro il Bologna arrivò il suo primo gol con la maglia giallorossa, decisivo per la vittoria.
Agostino disputò complessivamente 23 presenze nelle sue prime tre stagioni in serie A, poi fu ceduto in prestito al Vicenza per un anno.
Al suo ritorno Ago era pronto per diventare un punto fermo del centrocampo della Roma e dal 1976/77 al 1983/84 saltò pochissime gare, e divenne anche il capitano della squadra capitolina. Il campionato 77/78 fu per lui il più prolifico con 10 reti e, nell’anno dello scudetto, andò in rete in 7 occasioni.
Ago era un centrocampista dalla classe indiscussa,con una visione di gioco sopraffina, lanci unici ed una potenza nel tiro micidiale.
Il suo unico difetto era la scarsa velocità ma l’allenatore Nils Liedholm studiò una posizione in campo adeguata sistemando Ago davanti alla difesa dove, con la sua grinta e il suo carattere, guidava tutta la squadra.
Di Bartolomei divenne un capitano vero, perfetto nel tirare con una potenza eccezionale, ma facile nell’arrabbiarsi con gli avversari e, se capitavano punizioni nei pressi della porta, la Curva cominciava ad intonare “OOOOO Agostino! Ago, Ago, Ago, Agostino gò…”.
In undici stagioni coi capitolini conquistò anche tre Coppe Italia, raggiungendo nella storica serata del 30 maggio 1984 la finale di Coppa dei Campioni, che fu persa ai tiri di rigore all’Olimpico contro il Liverpool.
Dopo la Coppa dei Campioni, Agostino seguì Liedholm al Milan, mentre la Roma non fece molto per trattenerlo.
Nella formazione rossonera una volta Ago segnò un gol contro la Roma, e questo lo portò a litigare sul campo con alcuni suoi ex compagni di squadra.
Agostino dopo quell’episodio non ebbe mai modo di riappacificarsi con la Roma, al punto che non venne più contattato e terminò la sua carriera giocando per la Salernitana.
Il grande capitano divenne opinionista per la Rai durante i Mondiali di calcio nel 1990, mentre si stabilì nel paesino di Castellabate, dove fondò una scuola calcio e cercò di trasmettere ai ragazzi la sua visione del mondo del pallone, sempre nel rispetto delle regole e dell’etica del gioco.
Il 30 maggio 1994, a 10 anni esatti di distanza dalla finale contro il Liverpool, Ago ci lasciò e fu allora che la Roma, che capi di aver abbandonato il suo capitano, decise di fare di tutto per ricordarlo.
Di Bartolomei il 20 settembre 2012 fu tra i primi undici giocatori a essere inserito nella hall of fame ufficiale della Roma e il 16 aprile 2014, per i vent’anni dalla scomparsa, in occasione della finale di Coppa Italia Lega Pro a Salerno tra la Salernitana e il Monza, la squadra campana indossò una speciale maglia celebrativa, omaggio a quella indossata dal giocatore nella stagione 1989-1990 e con il suo autografo.
Nel mondo musicale ad Ago sono state dedicate due canzoni, “La lega calcistica della classe’68” di Francesco De Gregori e “Tradimento e perdono” di Antonello Venditti.