L’uomo che ebbe il coraggio di lottare contro il fascismo…
Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 maggio 1885, in una famiglia di contadini che, grazie ad una serie di oculati investimenti, riuscirono in breve tempo ad a possedere una vasta proprietà terriera nella bassa valle del fiume Po.
Il giovane Giacomo, colpito dalle umili condizioni di vita della popolazione polesana, si avvicinò alla politica a 16 anni.
Da adolescente Giacomo frequentò il ginnasio di Rovigo, dove tra i suoi compagni di classe si trova Umberto Merlin e nel 1907 conseguì la laurea in giurisprudenza presso l’università di Bologna.
Tre anni dopo, nel 1910, Matteotti fu eletto al consiglio provinciale di Rovigo, deciso a promulgare una serie di riforme nelle amministrazioni locali e nell’impegno sindacale.
Giacomo dimostrò di essere un amministratore competente e un abile organizzatore sia nell’attività politica, sia nel suo pubblico servizio e, allo scoppio della prima guerra mondiale, si schierò contro la partecipazione italiana.
Nel 1916 sposò Veila Titta, che gli diede tre figli.
Dopo la fine della guerra Giacomo venne eletto deputato al parlamento italiano nel 1919 r da li cominciò a denunciare il fascismo, diventando vittima di serie di attacchi dalla stampa ma anche di aggressioni alla sua persona.
Matteotti proseguì senza paura la sua denuncia accusando i governi Giolitti e Bonomi di complicità con i fascisti, che vedeva come un pericolo non solo italiano, ma anche europeo.
Nel 1923 Matteotti scrisse Un anno di dominazione fascista, sui fallimenti del governo legati ai temi del risanamento economico e finanziario e della restaurazione dell’ordine e dell’autorità dello Stato.
Un anno dopo l’Italia era alla vigilia delle ultime elezioni e Giacomo subì varie aggressioni da parte dei fascisti prima a Cefalù e poi a Siena.
Nello primavera 1924 si recò a Londra per tradurre e pubblicare il suo libro con il titolo The Fascists exposed; a year of Fascist Domination.
Il 30 maggio 1924 in Parlamento si votava la convalida degli eletti formalizzando la legalità e la regolarità delle elezioni e Matteotti con un celebre discorso contesta i risultati, accusando i fascisti di brogli elettorali.
Pochi giorni dopo, il 10 giugno 1924 a Roma, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, Matteotti, mentre si stava recando in Parlamento, scomparve misteriosamente.
Dopo lunghe ed accurate indagini della polizia, il corpo del giovane politico venne trovato il 16 agosto in un boschetto di Riano Flaminio, noto come la macchia della Quartarella.
La morte di Matteotti, che molti capirono essere stata voluta da Mussolini, suscitò una profonda emozione e fu la crisi più grave affrontata dal fascismo, che però alla fine riuscì ad imporre alla nazione la sua dittatura per il ventennio successivo.
Nel 2005 è stato istituito il Premio Giacomo Matteotti presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, che si suddivide in, saggistica, opere letterarie o teatrali e tesi di laurea, assegnato ad lavori che illustrano gli ideali di fratellanza tra i popoli, di libertà e di giustizia sociale che hanno ispirato la vita di Giacomo Matteotti.