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La XVIII Olimpiade si disputò a Tokyo dal 10 al 24 ottobre 1964, dove 93 erano le nazioni partecipanti, 5.140 gli atleti, di cui 683 donne, 22 gli sport, 163 le gare, anche se Cina e Corea del Nord non accettarono l’invito, mentre il Sudafrica fu escluso dal CIO a causa della sua politica di segregazione razziale.

L’Italia, presente con 170 atleti, vinse 10 medaglie d’oro, 10 d’argento e 7 di bronzo, piazzandosi al 5° posto nella classifica per nazioni alle spalle di Usa, Urss, Giappone e Germania, che per l’ultima volta fino al 1992 gareggiò sotto un’unica bandiera.

Alla cerimonia d’apertura, trasmessa in mondovisione, era presente l’imperatore Hirohito, dove migliaia di palloncini vennero liberati nell’aria e cinque jet con le loro scie di fumo disegnarono nel cielo gli anelli olimpici, mentre in tutto lo stadio si diffuse un intenso odore di crisantemo, il fiore simbolo del Giappone.

L’ultimo tedoforo, Yoshinori Sakai, era nato a Hiroshima il 6 agosto 1945, un’ora esatta dopo il lancio della bomba atomica, e l’asta su cui fu issata la bandiera con i cinque cerchi misurava 15 metri e 21 centimetri d’altezza, la stessa misura con cui all’Olimpiade di Amsterdam nel 1928 Mikio Oda aveva vinto nel salto triplo la prima medaglia d’oro giapponese.

Nel programma fecero il loro esordio sia la pallavolo che il judo, con 3 categorie di peso (-68, -80, +80 kg) più l’open.

Nakatani, Okano e Inokuma vinsero le rispettive categorie per lo Judo, ma il gigante olandese Anton Geesink, imponendosi nella categoria open, sconvolse la Nippon Budokan Hall stipata da 15.000 spettatori.

Geesink immobilizzò a terra il nipponico Akio Kaminaga, che sovrastava fisicamente con  20 cm in più di altezza e 20 chili in più di peso.

Molti giapponesi piansero per la delusione, anche se la sconfitta non era del tutto inaspettata, visto che l’olandese era campione mondiale ed europeo in carica.

Nonostante il successo riscosso, il judo fu escluso dai Giochi del 1968 per rientrare definitivamente quattro anni dopo a Monaco.

I migliori risultati degli atleti Fiap, accompagnati dal segretario generale Livio Luigi Tedeschi, furono nella greco-romana il 4° posto di Ignazio Fabra (52 kg), alla quarta Olimpiade, e nei pesi il 5° di Sebastiano Mannironi (60 kg), che migliorò i primati italiani di distensione e totale nei 3 esercizi.

Dopo l’insuccesso di Tokyo il presidente della Fiap Giovanni Valente si dimise.