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Un uomo che fa parte della storia del Far West…

George Armstrong Custer nacque il 5 dicembre 1839 a New Rumley, un piccolo paese dell’Ohio, da Emanuele Custer, fabbro del villaggio, e Maria Ward Kirkpatrick.

All’età di dieci anni fu mandato a Monroe nel Michigan, presso la sorella Lydia, che ebbe una forte influenza sulla sua formazione.

Presso la scuola Young Men Academy di Alfred Stebbins, il giovane Custer dimostrò le caratteristiche che lo avrebbero contraddistinto per tutta la vita, era generoso con i compagni, primo negli sport e sempre pronto a tuffarsi nei romanzi di argomento militare.

A diciassette anni entrò all’accademia di West Point dove fin da subito manifestò tutta la propria esuberanza, come eccellente cavallerizzo, compagno socievole e aperto con gli altri cadetti, ma fu anche un cattivo esempio per la sua propensione al disordine, la mancanza di puntualità e l’insofferenza ai comandi.

La carriera militare di Custer iniziò dopo lo scoppio nel 1861 della guerra di secessione americana, che vide molti cadetti del Sud ritirarsi dall’accademia per arruolarsi nelle file confederate.

L’Unione aveva un disperato bisogno di ufficiali e le qualità poco accademiche ma concrete sul piano pratico di Custer non tardarono a emergere nel corso della guerra.

Nel maggio 1865 il Nord festeggiò la vittoria con una trionfale parata a Washington in Pennsylvania Avenue e Custer ebbe l’ordine di partire per il Sud, per la grande operazione di recupero delle terre ribelli.

George nella primavera 1866 ricevette la nomina di tenente colonnello e in ottobre raggiunse presso Fort Riley, in Kansas, il reggimento del 7° cavalleria completamente ristrutturato.

Il generale Winfield S. Hancock, comandante del dipartimento del Missouri, era deciso a organizzare una spedizione punitiva per far comprendere agli indiani la potenza militare dell’esercito degli Stati Uniti e Custer ebbe l’ordine di uscire da Fort Hays per una perlustrazione dell’area dello Smoky Hill.

Il 24 settembre 1868 Custer, sotto una tormenta di neve, grazie all’utilizzo di guide Osage, trovò presto tracce d’indiani in direzione sud-est verso il fiume Washita.

La notte del 27 novembre il villaggio indiano Cheyenne di Pentola Nera fu attaccato dagli squadroni del 7° cavalleggeri al suono del Garry Owen, l’antica marcia irlandese, molto cara a Custer.

Pentola nera, che si considerava un amico degli americani, tentò di fermare il massacro imminente sbandierando lo stendardo donatogli dal governo degli Stati Uniti, ma fu ucciso insieme a un centinaio di altri Cheyenne, compresi donne e bambini.

Con la strage del Washita Custer portò un contributo notevole alla campagna invernale del generale Sheridan ed entro la primavera del 1869 le cinque tribù meridionali della zona tornarono nella riserva.

Nel 1871 Custer fu inviato col 7° nel profondo sud a causa dei disordini provocati dal Ku Klux Klan, che si batteva contro la concessione del voto alla gente di colore.

Due anni dopo, nell’aprile 1873 il 7° cavalleria fu di nuovo rispedito al nord, a Fort Lincoln nel Nord Dakota, durante la scoperta dell’oro sulle Black Hills.

Per placare la collera degli indiani, il governo arrivò a mercanteggiare le loro terre, ma solo Nuvola Rossa, stanco di combattere i bianchi, accettò l’offerta.

La maggior parte delle tribù abbandonò nel 1875 le riserve di Pine Ridge e di Standing Rock per portarsi nella zona del fiume Powder.

Nei primi mesi del 1876 il governo degli Stati Uniti considerò ostili gli indiani fuori delle riserve e sollecitò un intervento da parte dell’esercito.

Sheridan convocò a Chicago i generali George Crook e Alfred H. Terry, per un piano che prevedeva l’impiego di tre grosse colonne di soldati, una al comando di Crook proveniente dal Wyoming, un’altra al comando del colonnello Gibbon proveniente dal Montana e la terza al comando di Terry proveniente dal Nord Dakota, che dovevano incontrarsi nella zona del Powder dove si concentravano le forze dei Sioux e dei Cheyenne.

Il piano ben congegnato aveva però un grosso limite, infatti i tre generali marciando ognuno per proprio conto, date le asperità del terreno e le difficoltà delle comunicazioni, rischiavano di ignorare quello che poteva accadere alle altre colonne.

Così il 25 giugno 1876, nelle vicinanze del fiume Little Big Horn nel Montana, ci fu una delle battaglie più famose della storia degli Stati Uniti d’America. dove il  7° cavalleria comandato da Custer attaccò un grande villaggio indiano composto per la maggior parte da Lakota e Cheyenne.

In poco tempo Custer e i suoi soldati furono stretti in una morsa e annientati.

Il presidente Grant affermò pubblicamente che il massacro di quel giorno era stato un inutile sacrificio, di cui riteneva responsabile lo stesso Custer.