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Con il mercoledì delle ceneri parte la Quaresima, un periodo della durata di quaranta giorni che si conclude con il Giovedì santo.

Dopo la cerimonia religiosa del Mercoledì delle Ceneri, una volta tornati a casa, tra i contadini si provvedeva a bruciare la grattugia, che era passata sulla fiamma viva del fuoco, al fine di distruggere ogni minimo residuo di formaggio.  

In questo modo ci si preparava all’assoluto divieto di mangiare carne e, quindi, di tutti quegli alimenti di derivazione animale come: formaggio, latte, ricotta, uova e bruciare la grattugia era un rito preparatorio alla penitenza, retaggio di antiche usanze pagane collegate con la funzione purificatrice del fuoco.

Così, la grattugia, una volta purificata. era pronta per passarvi il pane raffermo che costituiva la base principale per la preparazione dell’unico condimento per la pasta consentito nel periodo quaresimale, il pangrattato fritto in olio di oliva, che era mescolato con acciughe salate, soffritte a parte.

Per effetto della proibizione di mangiare carne, le macellerie restavano chiuse per l’intero periodo penitenziale e solo una, a turno tra quelle esistenti in paese, aveva l’obbligo di fornire la carne agli ammalati bisognosi di una particolare alimentazione.

Scomparivano dalla porta delle macellerie tutti quei segni che avevano lo scopo di invogliare gli avventori all’acquisto, come la testa del maiale appesa a un robusto gancio.

Col tempo, però, questa severità del divieto si attenuò alquanto, per cui chi aveva per particolari esigenze e aveva la necessità di condire la pasta con formaggio poteva chiedere e ottenere dall’autorità ecclesiastica una speciale dispensa versando una somma di denaro.

Sempre nel corso della giornata del mercoledì delle Ceneri molte famiglie preparavano le piante vergini, sempre come residuo dei riti pagani.

In un recipiente di fortuna si metteva un sottile strato di terra, dove si seminavano alcune sementi di grano, orzo, lenticchie, ceci che, visti come simbolo dell’abbondanza e della rinascita, erano tenuti nella penombra della casa per tutti i quaranta giorni della Quaresima e innaffiati di frequente, poi germogliavano rapidamente e, in assenza della luce e del sole, prendevano un colore pallido-giallastro.

Da qui deriva il nome di piante vergini, cioè non contaminate dalla luce e il giovedì santo questi vasi particolari venivano portati in chiesa e deposti ai piedi del Sepolcro.

Per tutto il periodo quaresimale particolari privazioni e sacrifici erano richiesti alle donne che, per non peccare di vanità, dovevano evitare di dedicare molto tempo alla cura dell’aspetto fisico, infatti non dovevano pettinarsi ogni giorno, poiché solamente attraverso un aspetto trasandato era possibile esprimere con miglior efficacia afflizione, dolore e, quindi, una sentita partecipazione allo spirito penitenziale della Quaresima.