Simbolo di un mondo perduto, oggi gli scavi di Ercolano, a pochi chilometri da Pompei, sono una preziosa testimonianza della Roma della prima età imperiale.

Gli scavi coprono una superficie di circa 5 ettari, circa un quarto della presunta superficie complessiva della città antica, in gran parte sepolta sotto la moderna Ercolano.

La suddivisione attuale fu opera di Amedeo Maiuri fra il 1927 e il 1960, con limitati ampliamenti sul fronte meridionale negli ultimi venti anni del Novecento, e comprende 9 insulae (II, III, IV, V, VI, VII, Orientalis I, Orientalis II) e un’area suburbana, indicata come Terrazza Meridionale.

All’esterno dell’area archeologica, al di là del Vico Mare, c’è l’area degli Scavi Nuovi, che interessa una superficie di 15.000 mq e dove sono state scavate a cielo aperto strutture appartenenti alla Villa dei Papiri, all’Insula I e all’Insula nord-occidentale.

La dinamica del seppellimento di Ercolano, sommersa da flussi di materiale piroclastico solidificatisi per un’altezza di 20 metri, vede un fenomeno di conservazione originale e priva di confronti a Pompei, restituendo, carbonizzati dalle altissime temperature sviluppate dal fenomeno, reperti organici ed elementi lignei appartenenti al mobilio o alle parti strutturali e architettoniche degli edifici, preservatisi nella loro fragilità per la mancanza di ossigeno.

La gran parte dell’area archeologica, con uno schema ortogonale scandito dai cardines III, IV e V, dal decumano inferiore e dal decumano massimo, è composta di abitazioni private di diversa tipologia, profondamente rinnovate in età imperiale, dove i livelli di esibizione del lusso sono mediamente superiori a quelli delle coeve abitazioni pompeiane.

Non mancano edifici pubblici e sacri, come i sontuosi impianti termali, la Sede degli Augustali e l’Area Sacra a Venere.

La conservazione di questo ingente patrimonio richiede risorse che non è mai stato possibile assicurare in modo proporzionale alle reali esigenze, ma dal 2001 è in corso l’Herculaneum Conservation Project (HCP), un programma di conservazione, ricerca e valorizzazione del sito di Ercolano condiviso dalla Soprintendenza e dal Packard Humanities Institute, una fondazione filantropica americana.

Si tratta di una collaborazione che, nel primo decennio di attività, ha avuto anche il partenariato della British School at Rome e che attualmente lavora sotto gli auspici della nuova Fondazione Packard in Italia, costituita nel Luglio del 2013 e riconosciuta come Istituto Packard per i Beni Culturali, per sostenere l’azione della Soprintendenza nelle opere e nelle attività di conservazione necessarie per salvaguardare un patrimonio dell’Umanità e trasmetterlo alle generazioni future, oltre ad ampliare le conoscenze scientifiche e promuovere l’interesse per la città antica, contribuendo non soltanto con risorse finanziarie, ma anche professionali e organizzative.