Venezia è come un sogno, bella ma tanto sottile, come se fosse uno dei vetri delle isole di Murano e dei merletti di Burano, frutto del lungo lavoro di questi indefessi artigiani…

Nell’ultima settimana ho letto il memoir, edito in ebook e cartaceo, di Nino Baldan “Topolini, Kombatini e Bim Bum Bam”, ed è stata davvero una lettura notevole.

Premessa: io sono nata nel 1982 e, come Nino, sono una figlia degli anni Ottanta, vedevo tutti i giorni fin da piccolina Bim Bum Bam e Ciao Ciao, oltre alle anime che venivano trasmessi su Telemontecarlo.

Anche programmi come Casa Vianello e Il Pranzo è servito mi hanno tenuto compagnia per anni, quando tornavo per il pranzo da scuola oppure nelle serate autunnali….

Ma la parte che mi ha colpito di più del memoir è il racconto di una Venezia ormai perduta, quando il turismo si stava, a poco a poco, prendendo la città sulla laguna, oggi solo un pallido ricordo di quella che era.

Io sono stata a Venezia nel 1996, per la gita di fine anno, e ho visto con i miei occhi la grande Piazza San Marco, con il Palazzo Ducale e la Basilica di San Marco, con il suo silenzio, fino alla Fenice, da poco distrutta da un devastante incendio.

Era una città viva, dove i turisti camminavano con i passanti, mentre erano ancora poche le bancarelle di souvenir, che adesso hanno preso tutto lo spazio occupato dagli storici negozi, come racconta Nino cosi bene nei suoi articoli di La voce di Venezia.

“Se non vengono 28 milioni di turisti come mangiamo?”.dicono spesso gli abitanti di Venezia. quelli che per vivere si sono piegati al turismo di massa, negli ultimi anni, infatti si vivrebbe come fino a 20/30 anni fa, quando Venezia era una città vivibile, non un parco a tema dove c’è solo lo spirito di sacrificio e di adattamento.

Oggi chi vive ancora a Venezia sono solo poco più di 50 mila abitanti, mentre al tempo del libro di Nino erano almeno 30.000 in più, tra famiglie, bambini, artigiani, negozianti e professionisti.

E la stragrande maggioranza di chi lavora con il turismo oggi vive sulla terraferma perchè qui un affitto non se lo può più permettere, poiché le case sono piene di letti e vengono affittate day by day ai turisti.

Spesso queste case sono di grandi agenzie, a volte neppure veneziane, che ne gestiscono anche 100/120, poi pagano i dipendenti per pulizie e manutenzione una miseria.

È un tema che tanti ignorano e che danno per scontato vedendo la città come una sorta di parco giochi, e purtroppo solo l’1% di chi visita Venezia, come me, ne è interessato dal punto di vista storico.

Tutto il resto della città lagunare è ricolmo di stereotipi, molte volte promossi anche dagli stessi negozianti  perchè tanto per i turisti è più facile.

In alcune zone ci sono nomi come The Venice Boss, Pizza Pasta Lasania, manufatti a forma di Torri di Pisa, Vespe, David di Michelangelo, poi le mascherine di carnevale di plastica sono vendute a 1 o 2 euro e i vetri di Murano a 99 cent.

Peggio ancora il 70% di chi visita Venezia non pernotta, ma arriva e parte in giornata, parte di gruppi che visitano l’Italia in 3 giorni, con lunedì Venezia, martedì Firenze e mercoledì Roma, arrivando alle 11 e partendo alle 16 – 17, dormendo in strutture della terraferma, come se l’Italia si limitasse a queste tre città simbolo.

Bisognerebbe alzare gli occhi è vedere Venezia come una città simbolo, che ha dominato parte del Nord Italia per secoli, patria dei Dogi, di nomi come Casanova e Goldoni, non come un grosso luna park del profitto, dando spazio anche alla voce degli artigiani, che rischiano di perdere la loro identità storica….