La battaglia di Sedan, lo scontro decisivo della guerra franco-prussiana, avvenuto il 2 settembre 1870, fu fondamentale per la nascita di un nuovo scacchiere politico in Europa, che avrebbe tenuto banco fino alla prima guerra mondiale.

Tutto ebbe inizio quando l’imperatore francese Napoleone III, preoccupato dall’ascesa della Germania e spinto dall’opinione pubblica, perseguì vani progetti di annessione della riva sinistra del Reno, del Belgio e del Lussemburgo, che però non ebbero molta fortuna.

Ma il cancelliere tedesco Otto Von Bismarck, conscio che non si poteva rinviare la guerra contro la Francia, accelerò il rafforzamento militare e cercò di trovare un pretesto per attaccare l’avversario.

L’occasione gli venne offerta dal problema della successione spagnola, quando le tendenze autoritarie della regina Isabella avevano provocato nel 1868 una rivoluzione, che aveva portato alle elezioni, terminate a favore del regime monarchico e con la richiesta di una nuova dinastia.

Il trono spagnolo venne offerto a Leopoldo di Hohenzollern, cugino del re di Prussia, ma la minaccia di trovarsi tra due regni appartenenti alla stessa famiglia spinse la Francia a chiedere a Leopoldo di rinunciare.

Alla richiesta Leopoldo acconsentì, cedendo il trono a un membro della casa regnante d’Italia, Amedeo, duca d’Aosta, che fu re di Spagna dal 1871 al 1873.

La notizia fu comunicata dall’ambasciatore francese al re di Prussia, con l’obbligo di impegnarsi per il futuro a non turbare l’equilibrio europeo, ma Guglielmo rispose con un cortese rifiuto.

Bismarck colse l’occasione al volo e modificò il testo del dispaccio, un telegramma spedito da Ems, dandone una versione abbreviata, che suonava come una minaccia per la Francia.

In una situazione dove l’esercito francese non era adeguatamente preparato per fronteggiare quello tedesco, il 19 luglio 1870 Napoleone III dichiarò guerra alla Prussia.

Mentre la Francia schierò quattro corpi d’armata alla frontiera tedesca, i Tedeschi approntavano tre armate, con la prima, comandata dallo Steinmetz, che si trovava all’ala destra, a nord di Metz, la seconda, al comando di Federico Carlo di Sassonia, al centro e la terza, comandata da Federico Guglielmo di Prussia, era all’ala sinistra, per poi passare il confine presso Weissenburg, investendo l’armata del generale francese MacMahon, che era schierata a difesa di Strasburgo.

Le forze francesi vennero divise dall’avanzata tedesca e le truppe di MacMahon si ritirarono verso Chalons, mentre quelle che presidiavano Metz, al comando del Bazaine, furono investite dalla prima e dalla seconda armata tedesche e vennero costrette a ritirarsi.

Da Chalons, dove si erano organizzate le forze francesi, unendosi ai corpi in riserva, Napoleone decise di dirigersi verso nord per sostenere il Bazaine, nonostante il parere contrario dell’Imperatrice Eugenia che del Ministro della Guerra, il Conte di Pelikao.

Per intercettare la marcia di Napoleone, i tedeschi si diressero verso nord con la terza armata di Federico Guglielmo e con la quarta, detta Armata della Mosa, costituita con un gruppo di soldati della seconda, che era rimasta al nord, con i restanti quattro corpi d’armata e con gran parte della prima Armata.

Dopo dieci giorni i francesi, bloccati nella direzione di Metz, furono costretti ad attestarsi attorno al villaggio di Sedan, con il VII° Corpo d’Armata nella zona di Floing e Illy, il I° tra Givonne e Moncelle, con la base a Daigny, il XII° nell’area di Balan e Bazeilles, il V° in riserva nell’abitato di Sedan.

I reparti della Terza Armata tedesca al mattino del 1 settembre attaccarono Bazeilles, ma non riuscirono a vincere la resistenza francese, inoltre  MacMahon fu ferito e dovette cedere il comando al Generale Ducrot, che decise di ritirarsi da Bazeilles per evitare che un tentativo di sfondamento da parte dei Tedeschi potesse mettere in pericolo tutto lo schieramento.

Poche ore dopo il Generale de Wimpffen, giunto dall’Africa, tolse il comando a Ducrot, esibendo una lettera del Ministro della Guerra, poi decise che la ritirata, anziché verso ovest, doveva andare a est e ordinò di rioccupare Bazeilles.

A nord, nel settore del VII° Corpo d’Armata, il V° e XI° corpo della Terza Armata prussiana investirono le difese di Floing e Illy, e a nulla valse la carica della Prima Divisione di Cavalleria dei Cacciatori d’Africa, che era rimasta in riserva.

Anche ad est, con una forte preparazione d’artiglieria, il I° Corpo d’Armata francese fu investito pesantemente dalla Quarta Armata tedesca, comandata da Federico Carlo di Sassonia.

L’incertezza del comando e la oggettiva situazione tattica indussero Napoleone III a ordinare la resa nella sera del 2 settembre.

Oltre alla schiacciante vittoria dell’esercito tedesco su quello francese, la sconfitta di Sedan ebbe conseguenze pesantissime, infatti a Parigi la rivolta nota come la Comune portò alla nascita dell’attuale repubblica francese, mentre a Roma, dove regnava il Papa, le truppe francesi se ne andarono, portando all’assedio di Porta Pia del 20 settembre 1870, che vide la fine dello Stato Pontificio.