Nella Venezia insulare anche il cimitero rappresenta una particolarità: è infatti situato nell’isola di San Michele, luogo di pace a metà strada tra le Fondamenta Nuove e Murano.
I 407 metri d’acqua che lo separano dalla città obbligano i veneziani a visitare i propri cari avvalendosi esclusivamente dei mezzi di navigazione.
Fino al 1950, nei primi giorni di novembre il cimitero di San Michele era raggiungibile a piedi attraverso un ponte galleggiante di barche; l’usanza è stata ripristinata nel 2019 ma sospesa nel 2020 per i rischi di assembramento da Covid-19.
Il cimitero di Venezia ha una genesi relativamente recente: la sua istituzione risale infatti al XIX secolo durante la dominazione di Napoleone.
Prima del cimitero di San Michele
Per tutta la durata della Serenissima i nobili e gli ecclesiasti venivano inumati negli edifici religiosi: sono innumerevoli le tombe monumentali atte a celebrare la ricchezza delle famiglie.
Spesso i borghesi si iscrivevano in confraternite per ottenere il privilegio di uno spazio comune all’interno delle chiese ed esistevano organizzazioni dette “scuole di buona morte” che si occupavano delle persone meno abbienti scongiurando la “meno nobile” sepoltura sul sagrato.
Ecco il motivo dei numerosi toponimi “Campo Santo”, “Campo dei Morti” che ricordano l’originaria funzione delle zone.
Ossario di San Ariano
Per far posto alle nuove inumazioni dal 1565 si cominciò a svuotare le fosse scaricando i resti a San Ariano, un’isola in rovina situata a Nord Est di Torcello. Con l’abbandono del monastero il luogo divenne quindi un ossario a cielo aperto che fino alla sua spianata mostrava uno strato d’ossa alto tre metri ricoperto da terra, rovi e sterpaglie.
Storia del cimitero di Venezia
Ma c’era bisogno di uno spazio, a Venezia o in Terraferma, che fungesse univocamente da cimitero: dopo la fine della Repubblica l’architetto Giuseppe Picotti immaginò una necropoli a Santa Maria Maggiore capace di contenere 660 salme, ma l’idea fu giudicata onerosa e venne quindi abbandonata.
Fu nel 1807, durante un suo soggiorno in città, che Napoleone scelse il sito di San Cristoforo della Pace, una delle due isole che oggi formano il cimitero. Fece demolire il convento agostiniano che vi sorgeva e incaricò Giannantonio Selva, architetto del Teatro la Fenice, ad occuparsi del camposanto.
Il complesso fu inaugurato nel 1813 ma lo spazio si rivelò ben presto insufficiente: nel 1835 partirono i lavori per l’ampliamento, terminati nel 1839 con l’interramento del canale che separava il cimitero dall’isolotto di San Michele. La nuova struttura fu delimitata da mura e consegnata ai frati francescani che tuttora la gestiscono.
Nel 1843 si bandì un concorso per l’omogeneizzazione stilistica del cimitero: il vincitore fu Lorenzo Urbani ma il piano rimase sulla carta in quanto Venezia non disponeva dei fondi per l’attuazione. Nel 1858 verrà varato un progetto firmato da Annibale Forcellini che vedrà la sua parziale realizzazione solo dal 1870-1871.
L’ultimo ampliamento risale al 2008 con la costruzione di un’area “moderna” ideata da David Chipperfield e dedicata ai quattro evangelisti.
Chiesa di San Michele in isola
La chiesa di San Michele in Isola fu edificata nel 1469 da Mauro Codussi e rappresenta il primo esempio di architettura sacra rinascimentale a Venezia. La sua facciata è stata costruita con pietra d’Istria cavata nell’isola di Brazza, ex-territorio veneziano della costa dalmata centrale.
In memoria dell’antica chiesa di San Cristoforo fu costruita un’omonima cappella progettata dal Forcellini e affidata all’arciconfraternita di San Cristoforo.
Zone e tombe celebri
Oltre alla fede cattolica, il cimitero di San Michele dispone di altre due aree dedicate ad altrettante confessioni.
La zona evangelico/protestante occupa un’area quadrata di 50 x 56 metri e ospita consoli, ammiragli, scrittori e cittadini di nazionalità svizzera, francese, tedesca, austriaca, olandese, svedese, russa e americana.
Tra le tombe celebri quelle di Hezra Pound, Iosif Brodskij, Helenio Herrera ed Ermanno Wolf Ferrari.
La parte greco-ortodossa contiene 165 salme, 50 delle quali provenienti dall’ex-impero Russo/Sovietico tra le quali Igor Stravinskij e Sergej Djagilev. Riposa qui anche l’artista veneziano Emilio Vedova.
Nella zona cattolica sono sepolti lo psichiatra Franco Basaglia, il musicista Luigi Nono, gli attori Cesco Baseggio e Lauretta Masiero e i pittori Virgilio Guidi e Mario De Luigi.
Il cimitero di Venezia è un vero giardino sull’acqua, un luogo di pace adornato da chiostri, marmi e cipressi che accompagnano il sonno di chi ha amato la Laguna e che, cullato dal suo silenzio, ha scelto di restare per sempre.