Ugo Tognazzi è stato una colonna del cinema italiano e non solo, dagli anni 50 in poi con Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi.

L’attore multiforme di registi come Ferreri, Monicelli, Scola, Bertolucci, Avati, Risi, Salce. Il protagonista delle zingarate di Amici miei e della supercazzola, del Federale, del Vizietto, l’attore dei Mostri, della Grande abbuffata, della Tragedia di un uomo ridicolo, solo per citare alcuni titoli. Mattatore in tv con Raimondo Vianello, con cui formò un duo affiatatissimo.

Un uomo e un artista libero, aperto, ironico, divertente, che amava le donne, la vita, il cinema, e soprattutto la buona tavola, la cucina la convivialità.

Amava riunire gli amici nelle case di Velletri e Torvaianica, tra gare sportive, tornei di tennis e l’ironico Scolapasta d’Oro in palio.

Ugo Tognazzi nacque a Cremona il 23 marzo 1922, suo padre era un ispettore assicurativo, e a seguito dei numerosi spostamenti dettati dalle esigenze del suo lavoro, visse l’infanzia in varie città.

Tornò in pianta stabile a Cremona solo nel 1936, dove lavorò inizialmente come operaio alla Negroni, storica azienda cittadina produttrice di salumi.

Con alle spalle un precocissimo debutto teatrale, avvenuto a quattro anni presso il teatro Donizetti di Bergamo, nel tempo libero Ugo recitava in una compagnia filodrammatica del dopolavoro aziendale, dove ebbe subito i primi riscontri positivi.

Durante la Seconda guerra mondiale fu chiamato nell’esercito, dove si dedicò all’organizzazione di spettacoli di varietà per i suoi commilitoni.

Al ritorno a Cremona trovò un impiego come archivista, ma la passione per lo spettacolo, sempre costante, lo spinse a decidere di abbandonare il lavoro per trasferirsi a Milano nel 1945 per cercare fortuna in campo artistico.

Tognazzi partecipò a una serata per dilettanti tenuta al Teatro Puccini che gli valse un contratto con la compagnia teatrale di Wanda Osiris, la star della rivista italiana.

L’esordio al cinema di Ugo arrivò nel 1950 con I cadetti di Guascogna, diretto da Mario Mattòli, in cui recitava al fianco di Walter Chiari.

Nel 1951 ci fu lo storico incontro con Raimondo Vianello, i due formarono una coppia comica di straordinario successo, lavorando soprattutto nella neonata televisione con il varietà Un due tre, primo esempio di satira televisiva italiana, che non mancò di toccare Presidenti della Repubblica e del Consiglio. Uno sketch che costò loro l’allontanamento dalla Rai. Stretto fu anche il suo legame con Gassman, sia sul set che come vicino di casa.

Questi erano anche gli anni d’oro della commedia all’italiana che vide tra i protagonisti assoluti del cinema Alberto Sordi, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman.

Tognazzi s’inserì in questo panorama, portando le sue radici padane, capace quindi di interpretare personaggi e stereotipi dell’operosa Milano così come della godereccia Bassa Padana di Cremona, Piacenza e Modena.

Interpretò alcuni personaggi emiliani prima per Alberto Bevilacqua, con La Califfa del 1971 e Questa specie d’amore del 1972, e poi di Bernardo Bertolucci in La tragedia di un uomo ridicolo, 1981, che gli valse la Palma d’Oro al Festival di Cannes come miglior attore protagonista.

Attaccatissimo alla sua terra e alla sua città, grande tifoso del Milan e della Cremonese, Tognazzi per i suoi personaggi ritagliava spesso sovente battute in dialetto cremonese, come quelle contenute in La marcia su Roma di Dino Risi.

Parallelamente alle esperienze di cinema d’autore recitò nelle trilogie di Amici miei (1975, 1982, 1985) e Il vizietto (1978, 1980, 1985), opere che ebbero uno straordinario e duraturo successo di pubblico e diversi sono anche i film che come regista diresse, come Il mantenuto (1961), Il fischio al naso (1966), Sissignore (1968), Cattivi pensieri (1976) e I viaggiatori della sera (1979).

Durante gli anni Ottanta si dedicò soprattutto al teatro con Sei personaggi in cerca d’autore a Parigi (1986) e L’avaro (1988).

Una vita intensa anche fuori dal set con i figli, Ricky, Maria Sole, Gianmarco e Thomas Robsahm. Discendenza avuta da mogli diverse. Nel 1954 Tognazzi si innamorò di una ballerina inglese della sua rivista, Pat O’Hara, dalla quale ebbe Ricky, ma con la quale non si sposò mai; la relazione finì nel 1961 quando conobbe Margarete Robsahm, attrice norvegese, sua partner né Il mantenuto e che sposò nel 1963. L’anno seguente nacque Thomas, che divenne produttore e regista; con Margarete Ugo visse tre anni, tra l’Italia e la Norvegia.

Si sposò quindi con l’attrice Franca Bettoja, conosciuta nel 1965, nel 1972 a Velletri, ebbero due figli, Gianmarco nel 1967 e Maria Sole nel 1971. I figli hanno seguito le orme del padre, diventando attori o rimanendo nel campo artistico, portando avanti la passione per la buona cucina.

Colto da un’emorragia cerebrale Ugo Tognazzi morì, nel sonno, il 27 ottobre 1990 nella sua casa di Roma.