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Il 2 dicembre 1805 ci fu la grande battaglia di Austerlitz, ricordata come una tra le più brillanti operazioni militari di Napoleone, ottenuta in evidenti condizioni d’inferiorità numerica, e sapendo volgere a proprio vantaggio una posizione all’apparenza debole.

Nei mesi precedenti la battaglia, la situazione politica europea era estremamente complicata, infatti il rivale storico della Francia era l’Inghilterra e gli interessi politici ed economici dei due stati si trovavano in continua rotta di collisione, mentre dal punto di vista militare si registrava una situazione di stallo.

La strategia inglese fu quella di indebolire la Francia coinvolgendola in una guerra europea e, una volta distrutta la flotta franco-spagnola a Trafalgar nell’ottobre 1805, metà dell’opera era compiuta, mentre l’altra metà era per gli austriaci e i russi, interessati anch’essi a tarpare le ambizioni francesi. Un altro pericolo, oltre a quello della coalizione austro-russa, era la Prussia, pronta ad approfittare della situazione per entrare in guerra a spese della Francia, ma Napoleone aveva intuito che l’unica possibilità di successo era quella di prendere l’iniziativa e di sconfiggere i nemici prima che potessero organizzarsi in un’armata invincibile.

Approfittando quindi della lontananza delle truppe russe, impegnate in una marcia di avvicinamento, Napoleone attraversò il Reno e inflisse agli austriaci isolati una serie di sconfitte disastrose arrivando fino a Vienna e inseguendo le avanguardie russe del maresciallo Kutuzov, fino in Moravia.

A questo punto, l’imperatore francese si era spinto a est e le sue linee di rifornimento cominciavano ad allungarsi, essendo così meno difendibili.

Napoleone ad Austerlitz notò che le posizioni strategicamente più importanti erano le alture a ovest del paese, che dominavano le postazioni francesi concentrate vicino al poggio di Žuráň, prossimo al villaggio di Schlapanitz e fece in modo che gli alleati le conquistino e invitandoli contemporaneamente all’offensiva col mettere in mostra l’ala destra del suo esercito, comandata da Davout.

Gli alleati abboccarono all’invito, investendo uno schieramento per aggirare e prendere alle spalle il grosso dell’esercito francese, ma così facendo le brigate russe dovettero disporsi in ordine di marcia, indebolendo il centro.

Mentre Davout, con i suoi 8.500 uomini resistette eroicamente all’assalto dei 40.000 combattenti dell’ala sinistra alleata e contemporaneamente Murat e Lannes respinsero l’ala destra russa, cominciò lo sfondamento al centro da parte dei francesi.

A questo punto la coalizione austro-russa fu presa a sua volta di fianco e alle spalle e le formazioni furono costrette a una ritirata disordinata, sotto il fuoco incessante dell’artiglieria francese.

La disfatta degli austro-russi lasciò sul campo circa 30.000 tra morti e feriti, venti generali e 11.000 uomini vengono fatti prigionieri e il bottino di guerra contò anche cento ottanta cannoni, mentre le perdite francesi furono di 1.300 caduti e 7.000 feriti.

La Pace di Bratislava, firmata il 26 dicembre 1805, mise fine alla guerra con l’Austria e assicurò un po’ di tranquillità a Napoleone e al suo Impero.