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Il 4 gennaio 1955 nasceva a Londra Mark Hollis. Un nome che ai più dice poco o niente, ma che associato a quello dei Talk Talk, riporta direttamente agli anni 80, alle discoteche, a deejay television e molto altro ancora.

Un grande successo di pubblico e critica nella prima metà degli anni 80 con hits diventate evergreen come It’s My Life, Such a Shame, Life’s What You Make it e Living in Another World. Brani che ancora oggi hanno un grande appeal radiofonico e al tempo accompagnate da videoclip particolarissimi, d’impatto e fuori dagli schemi.

I video non erano patinati e curati come voleva il periodo, niente di edonistico, niente paesaggi da favola, cocktalis colorati o femme fatale. Spesso si vedeva Hollies in primo piano, con abiti pesanti, berretti di lana calati in testa e le orecchie a sventola in evidenza. Oppure filmati che sono dei veri e propri documentari naturalistici.

Mark Hollis è stato un vero genio musicale, un talento assoluto, innovatore al centro di una delle vicende artistiche più particolari e articolate della storia della musica recente. Influenzato dai Beatles, dai Roxy Music e dai Japan. I brani di Hollis uscivano dal canovaccio standard, sembravano fuori scala con suoni strambi, irregolari, sincopati e sognanti, eleganti, eterei con venature soul-jazz a tratti malinconici con la sua voce singhiozzante ma allo stesso tempo scivolavano elegantemente come sulla seta.

Nello stesso tempo è stato l’antipopstar per eccellenza, che ha vissuto senza i luccichii del periodo, conducendo una vita lontano dai riflettori.

Mark Hollis e i suoi Talk Talk sono stati un qualcosa di profondamente diverso, nel panorama musicale, un qualcosa fuori dal coro, difficile da incasellare. L’incontro con Tim Friese-Greene, membro ufficioso del gruppo, produttore e coautore di tutti i brani con Hollis, aveva aperto alla band le porte di nuove sonorità e strade musicali da percorrere.

La carriera musicale di Hollis iniziò nel 1979, quando con il fratello formò un gruppo punk i Reaction con cui pubblicò un singolo. Un paio di anni dopo vide la luce il progetto Talk Talk, sulla scia della corrente neo-romantica inglese in voga nel periodo, che vedeva nei Duran Duran e Spandau Ballet due dei gruppi principali. Anche se le sonorità proposte portavano già a altre band del tempo come The The e Tear for fears, usciti dal filone new-wave. Del 1982 è il primo album “The party’s over” che si apre con il brano Talk Talk, che ebbe poco successo al tempo, ma venne rivalutato negli anni seguenti.

Il successo vero arrivò due anni dopo con l’album e la canzone It’s my life oltre a Such a same, che divennero in breve coinvolgenti hit mondiali, trascinati dai rispettivi e originali videoclip.

Nel 1986 i Talk Talk deviano ancora la propria direzione con “The Colour Of Spring”, album cui collabora un mostro sacro come Stevie Winwood e che contiene le hit Life’s What You Make it e Living in Another World, ma anche brani che lasceranno il segno nel tempo come Give it up, I dont’ believe in you e Happiness is easy. Un lavoro che trova un ottimo riscontro di pubblico e critica e li proietta direttamente al prestigioso Festival Jazz di Montreaux in Svizzera. Un palcoscenico di assoluta importanza dove negli anni si sono esibiti i migliori al mondo da Van Morrison, a Santana, Chuck Berry, Eric Clapton, Bo Diddley, Stan Getz, Dizzy Gillespie, Charles Mingus, Etta James, Sonny Rollins, Count Basie, Chick Corea, B.B. King, Stevie Ray Vaughan…

Nel 1988 vide la luce “Spirit of Eden” con ulteriore cambio di stile, atmosfere ancora più rarefatte, eteree, sospese, crepuscolari. Un successo assoluto di critica ma non di pubblico, per la mancanza di quell’hit trascinante che aveva caratterizzato i lavori precedenti. Inoltre Hollis e Tim Friese-Greene, scelsero in maniera un po’ assurda, di non promuover il lavoro, nessun video, nessun singolo, nessun concerto.

Non avendo successo commerciale la casa discografica interruppe il contratto con la band. Trovata un’etichetta indipendente per pubblicare il nuovo lavoro, Hollis spinse ulteriormente la sua sperimentazione e nel 1991 uscì Laughing stock, considerato uno dei dischi più coraggiosi e innovativi degli anni Novanta.

Anche questo album venne esaltato dalla critica, ma commercialmente fu un altro flop, che portò allo scioglimento della band.

Spirit of Eden e Laughing Stock, con le loro atmosfere raffinate, le ritmiche sono due dischi che nel tempo sono stati riconosciuti come degli autentici capolavori e vere pietre miliari per la grande innovazione musicale che portarono. Tra i tanti gruppi influenzati gli Stone Roses, Sugarcubes, i Verve, i Radiohead, i Muse.

Hollis continuò a sperimentare pubblicando un lavoro solo sette anni dopo, un album  da solista intitolato semplicemente con il suo nome e cognome.

Si è spento dopo una breve malattia il 25 febbraio 2019, a 64 anni.