Casale Monferrato0004

Uno dei luoghi simbolo della cultura ebraica in Piemonte…

La sinagoga di Casale Monferrato si trova nel centro storico del comune che si estende sulla pianura, ai piedi delle colline del Monferrato e la sua storia cominciò con un contratto di locazione firmato il 17 settembre 1595, con l’affidamento dell’edificio a un custode ebreo e, nei primi mesi del 1606, con la costruzione di un forno per il pane azzimo.

Prima sotto i Paleologhi e, successivamente, nel XVI secolo, sotto i Gonzaga, si sviluppò a Casale la prima comunità ebraica, dedita soprattutto al commercio e intorno alla metà del 1600 una delle famiglie più note, quella degli Jona, divenne il fornitore ufficiale di frumento per l’intera città.

Tra il XVII e il XVIII secolo l’edificio  fu assorbito dal ghetto ebraico e, malgrado le restrizioni dell’epoca napoleonica, col tempo fu sempre ricco di opere artistiche.

Diminuendo progressivamente di numero la comunità ebraica casalese, la sinagoga perse con gli anni il suo splendore, fino a quando, nel 1968, la sala del tempio fu restaurata riportando le decorazioni ai colori originari, e nella sinagoga, dichiarata monumento nazionale, alcuni locali vennero destinati a ospitare un museo di arte e storia ebraica, con una ricca collezione di argenti e oggetti di culto.

La sinagoga è composta da una grande sala rettangolare, orientata da nord a sud nel senso della lunghezza, che contiene l’armadio (aron), orientato verso Gerusalemme, dove sono conservati i rotoli della Torah.

Nel XVIII secolo l’aron venne decorato con fregi e stucchi dorati e fu costruita la cantoria in legno e, intorno alla metà del 1800, la sala venne ampliata, fu costruito il porticato e realizzato sul pavimento un prezioso mosaico veneziano.

Nei locali sotterranei della comunità è ospitato il Museo dei Lumi, che raccoglie pregevoli e preziose opere realizzate da artisti ebrei e non, tra cui spicca Emanuele Luzzati.

All’interno degli edifici annessi alla Sinagoga il museo conserva numerosi pezzi e documenti storici tra i quali si distinguono elementi decorativi dei rotoli della Legge, oltre a preziosi e interessanti tessuti, ricamati a mano e finemente decorati.

I confini del ghetto, istituito in epoca napoleonica, sono oggi perfettamente riconoscibili, tra via Balbo, Via Roma e Piazza San Francesco, con le case dai cortili comunicanti e i numerosi passaggi interni.

In via Alessandria è possibile vedere il gancio, che era usato per la chiusura del ghetto, e l’immagine sacra della Madonna, posta nel versante cristiano al confine con il quartiere ebraico. Ancora oggi sul cardine della porta d’ingresso del ghetto, è presente una targa, dove si legge “Qui, su questo cardine, le porte del ghetto ogni sera si chiudevano. Segno di discriminazione di servitù ma anche linea di contatto tra una comunità integra e attiva e una città generosa e tollerante. Il ricordo di questa reclusione ammonisca sempre contro l’antisemitismo e l’odio razziale. 1723 – 1848″