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La battaglia di Salamina fu lo scontro navale che si svolse il 23 settembre del 480 a.C., durante la seconda guerra persiana, e che vide l’uno contro l’altro la lega panellenica, comandata da Temistocle ed Euribiade, e l’impero achemenide, guidato da Serse I di Persia.

Il piano dei Greci vedeva una forza di 7000-8000 uomini al comando del re Leonida di Sparta collocata al passo delle Termopili, un tratto di costa lungo il golfo Maliano, mentre trecentotrentatre navi presidiavano il braccio di mare attraverso cui avrebbero dovuto transitare quelle persiane.

I Greci speravano in una battaglia decisiva, mentre l’esercito era soltanto una scusa per costringere la flotta nemica a entrare in quelle acque anguste.

Per loro fortuna, gli avversari incapparono in una tempesta, perdendo 400 unità da guerra e Temistocle consigliò di attaccare immediatamente, approfittando del disastro.

Furono combattute due battaglie, ma i Greci, tuttavia, si ritirarono quando giunse la notizia che le loro forze alle Termopili erano state sopraffatte dopo un’eroica resistenza del re Leonida con le sue 300 guardie del corpo.

Mentre l’esercito persiano avanzava, gli abitanti di Atene decisero di abbandonare la città, lasciando un contingente a difesa dell’Acropoli, le loro speranze erano riposte nelle murate di legno delle navi greche.

Temistocle guidò la flotta nelle acque racchiuse tra la costa sotto Atene e l’isola di Salamina e, se i Persiani avessero aggirato Salamina su entrambi i lati, i Greci si sarebbero trovati imbottigliati, ma il comandante ateniese scelse quella pericolosa posizione per indurre gli avversari ad attaccare, invece di dirigersi direttamente verso gli Spartani attestati a difesa dell’istmo di Corinto.

Nel frattempo, l’esercito di Serse sbaragliava i difensori e dava alle fiamme Atene.

Molti capitani non volevano mettersi nella pericolosa posizione suggerita da Temistocle, che però l’ebbe vinta quando minacciò di ritirare le navi ateniesi, che costituivano il grosso dell’intera forza navale, lasciando le altre al loro destino.

La mattina del 22 settembre 480 Temistocle inviò segretamente un messaggio a Serse, offrendosi di passare dalla sua parte nel bel mezzo della battaglia, se la flotta persiana avesse attaccato.

Questo forzò la mano al re persiano, che costrinse gli altri capitani a combattere quando le navi nemiche remarono verso di loro la mattina del 23 settembre.

Serse inviò un contingente di 200 navi egiziane ad aggirare la costa Occidentale di Salamina per impedire una ritirata greca, mentre il resto della flotta penetrava nelle acque da est, entrando direttamente nella trappola di Temistocle.

Le 1000 navi vennero costrette a dividersi per doppiare l’isola di Psittaleia e spingersi nel canale di Salamina, e dovettero girare intorno a una lunga penisola per entrare nel braccio di mare vero e proprio, troppo angusto per consentire la manovra a un numero così grande d’imbarcazioni.

La flotta persiana faceva affidamento sulla velocità e la manovrabilità, ma a questo punto aveva perso sia l’una che l’altra e le 370 galee greche, più grandi e pesanti, non dovettero fare altro che remare in avanti tra le unità avversarie, urtandole e speronandole nella loro avanzata.

Per 7- 8 ore il rumore del legno fatto a pezzi giunse alle orecchie di Serse, intento ad assistere a quello che riteneva essere il suo trionfo, invece vide più della metà della sua flotta distrutta, i Greci persero soltanto quaranta navi.