Yugoslavia nationalteam 1930

Non tutti sanno che ai Mondiali di calcio per alcuni anni brillò una stella rossa come il fuoco…

Il 14 gennaio 1953 Josip Broz, noto come Tito, divenne Presidente della Jugoslavia, detenendo il potere fino alla sua morte, avvenuta l’8 maggio 1980.

Il calcio svolse un ruolo importante nella storia della nuova nazione e la Stella Rossa di Belgrado, la squadra più amata, era contrapposta al Partizan, espressione di un ideale panslavo negli anni dopo la seconda guerra mondiale.

In Croazia l’Hajduk Spalato, fondato dagli studenti spalatini residenti a Praga, restò fuori da questa situazione, al punto da declinare la proposta di trasferirsi a Belgrado per diventare la formazione ufficiale, come anche la Vojvodina di Novi Sad, anch’essa fondata da studenti serbi ortodossi, ma legata alla borghesia serba.

La multietnicitá fu invece un valore fondante del Zeljeznicar, squadra bosniaca fondata da ferrovieri di Sarajevo, che per questo motivo fu soppressa più volte.

La storia della nazionale della Jugoslavia iniziò nel 1920 alle Olimpiadi di Anversa, dove venne sconfitta per  0-7 dalla Cecoslovacchia.

Nel 1930 la Jugoslavia partecipó al primo Mondiale di calcio, raggiungendo il migliore risultato della sua storia, con il terzo posto dietro alle corazzate Argentina e Uruguay.

Il periodo d’oro dei Plavi, cioè blu, dal colore della loro maglia,  fu il ventennio a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, dove la nazionale olimpica vinse due argenti consecutivi a Helsinki nel 1952 e Melbourne nel 1956,  per poi arrivare all’oro a Roma nel 1960, battendo per 3-1 in finale la Danimarca.

Agli Europei del 1960, gli slavi eliminarono la Francia in semifinale col punteggio di 5-4 in una delle più belle partite della selezione, dovendo poi soccombere per 2-1 all’Urss in finale, dopo essere passati in vantaggio nel primo tempo.

Nell’Europeo del 1968 la Jugoslavia in finale si dovette arrendere all’Italia, che era il padrone di casa.

L’epoca d’oro si esaurì in quel decennio, ma é da ricodare il Mondiale del 1974, dove i Plavi furono i  protagonisti di una vittoria per 9-0 contro lo Zaire, che fece infuriare il dittatore Mobutu.

Il mondiale in Italia del 1990 fu l’ultima rassegna internazionale della Jugoslavia unita e con talenti come Boksic, Savicevic, Prosinecki, Suker e Stojkovic e su 22 giocatori convocati 8 erano croati, 6 bosniaci, 3 serbi, 2 montenegrini, 2 macedoni e uno sloveno, più il commissario tecnico bosniaco Osim.

L’ultima partita della nazionale jugoslava fu un’amichevole contro i Paesi Bassi nel 1992 e persa per 2 a 0, poi la guerra non permise alla squadra balcanica di partecipare agli Europei del 1992 in Svezia, consentendo il ripescaggio della Danimarca, che vinse il torneo ribaltando ogni pronostico.

Da quel momento in poi le rivolte civili ed i mutamenti politici non permisero più alla nazionale di scendere in campo, facendo scomparire una delle formazioni simbolo del calcio, oggi divise in  sette nazionali di calcio: Slovenia, Bosnia, Croazia, Serbia, Montenegro, Macedonia e il Kosovo.

La Croazia nel 1998, sotto la guida del CT Blazevic, partecipò al primo Mondiale, concluso con uno straordinario terzo posto, dove furono eliminati dalla Francia campione in semifinale, e trascinati dai gol di Davor Suker, capocannoniere di quell’edizione.

Nel 2018 il mondiale russo consacrò il gioco della Croazia, ma ancora una volta la Francia sbarrò la strada ai campioni con la maglia a scacchi nella finale, vincendo il torneo.