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La mostra Il Gran Paradiso: ricerca fotografica e scientifica, che è al Forte di Bard, all’ingresso della Valle d’Aosta, fino al 13 novembre, ha come oggetto di indagine l’area glaciale e periglaciale compresa tra le valli di Cogne, Valsavarenche, Valle di Rhêmes, Valgrisenche, Valle Soana e Valle Orco. 

I curatori del progetto sono Enrico Peyrot, fotografo e storico della fotografia e Michele Freppaz, professore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, per la parte scientifica.

Per la parte della mostra dedicata alla ricerca scientifica hanno contribuito circa 80 autori che hanno risposto all’invito lanciato dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) e dalla Cabina di Regia dei Ghiacciai Valdostani per raccogliere dati sulle ricerche condotte prevalentemente nei gruppi del Gran Paradiso ma anche del Grande Sassière-Rutor, che forniscono un’analisi dettagliata delle caratteristiche ambientali di questi territori, costituiti da ghiacciai, praterie, laghi e da una straordinaria biodiversità.

Nel massiccio del Gran Paradiso si contano più di 60 ghiacciai che coprono una superficie di circa 29 km2, di cui tre quarti sul versante valdostano, che subiscono gli effetti del riscaldamento globale. Un’accurata analisi climatologica condotta da Luca Mercalli e collaboratori ha fatto notare come nel Gruppo del Gran Paradiso le temperature siano aumentate di 1,5 °C dal 1994 in poi, pari a uno spostamento delle fasce climatiche di quasi 300 metri verso l’alto.

I ghiacciai rispondono a questa alterazione del clima arretrando e perdendo volume, come si nota a occhio nudo, con i confronti fotografici e grazie alle preziose serie storiche di misure prese sul terreno.

Dal 1993 il Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale del Gran Paradiso collabora con il Comitato Glaciologico Italiano nel monitoraggio e nelle misurazioni della maggior parte dei ghiacciai dell’area protetta.

La serie storica quasi trentennale di osservazioni evidenzia l’inarrestabile processo di arretramento di tutte le fronti glaciali misurate, con una media di -12,8 m/anno dal 1993.

Il Ghiacciaio del Grand Etrèt rappresenta il “sorvegliato speciale” del Parco infatti, dal 1999,  alla misurazione frontale si affianca l’esecuzione del bilancio di massa.

Altro sorvegliato speciale è il Ghiacciaio Ciardoney, monitorato dalla Società Meteorologica Italiana dal 1986 per le variazioni frontali  e dal 1992 per il bilancio di massa, come anche  il Timorion e il Rutor, anch’essi interessati da uno stato di generale riduzione della massa glaciale.

Le aree recentemente deglacializzate rivestono una forte rilevanza scientifica, costituendo dei laboratori per lo studio dei processi legati all’evoluzione dei suoli e alla colonizzazione della vegetazione, senza dimenticare la formazione di nuovi laghi, come quello di Grand Croux, monitorato dai tecnici della Fondazione Montagna Sicura.

Anche l’edizione 2022 del progetto L’Adieu des glaciers è frutto di ricerche volte a promuovere il patrimonio fotografico, inedito e tendenzialmente storico-analogico, condotte in  archivi pubblici, associazioni e privati in ambito valdostano, e in Piemonte presso il CGI-Comitato Glaciologico Italiano, la GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e il Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi, di Torino.