Uno dei giornalisti italiani simbolo del Novecento sportivo…

Giovanni Luigi Brera nacque l’8 settembre 1919 a San Zenone Po, in provincia di Pavia, da Carlo e da Marietta Ghisoni e lasciò il paese natale a quattordici anni per trasferirsi a Milano presso la sorella Alice e iscriversi al liceo scientifico, poi giocò a calcio nelle squadre giovanili del Milan, sotto la guida dell’allenatore Luigi “Cina” Bonizzoni, e fu un promettente centromediano.

Ma la passione calcistica gli fece trascurare gli studi, così il padre e la sorella gli imposero di spostarsi a Pavia, dove terminò il liceo e si iscrisse all’Università.

Nel 1940 il ventenne Gianni frequentò dunque Scienze politiche a Pavia, svolgendo vari lavori allo scopo di pagarsi gli studi e, allo scoppio della seconda guerra mondiale, fu prima ufficiale e poi paracadutista, scrivendo anche alcuni memorabili articoli per diversi giornali di provincia.

Brera venne presto notato per la sua bravura e fu chiamato per alcune collaborazioni giornalistiche al Popolo d’Italia e il Resto del Carlino, testate importanti anche se controllati dal regime fascista, inoltre si laureò con una tesi su Tommaso Moro.

Arrivato a Roma per assumere il ruolo di redattore capo di Folgore, la rivista ufficiale dei paracadutisti divenne, come disse una volta “Il vero e proprio comunista in bluff. Il teorico, il poveraccio che non era in contatto con nessuno”.

Intanto, in Italia gli oppositori del regime contattarono Brera che a Milano partecipò con il fratello Franco alla sparatoria della stazione Centrale, uno dei primi atti di resistenza contro i tedeschi, poi si nascose prima presso la suocera e  a Valbrona dalla cognata.

Di tanto in tanto andò a Pavia, a trovare l’amico Zampieri, l’unico contatto che aveva con le organizzazioni clandestine e prese parte attivamente alla lotta partigiana in Val d’Ossola.

Il 2 luglio 1945, a guerra finita, riprese l’attività di giornalista per la Gazzetta dello Sport, dopo la soppressione del giornale da parte del regime fascista, avvenuta due anni prima, e venne nominato

responsabile del settore atletica leggera.

Nel 1949 scrisse il saggio Atletica leggera, scienza e poesia dell’orgoglio fisico e, dopo essere stato corrispondente da Parigi e inviato per la Gazzetta alle Olimpiadi di Londra del 1948 divenne, a soli trent’anni, condirettore del giornale assieme a Giuseppe Ambrosini.

Brera assisté alle Olimpiadi di Helsinki del 1952 dominate nel calcio dall’Ungheria di Puskas e nell’atletica dal ceco Zatopek, che vinse una gara memorabile nei cinquemila metri, stabilendo il record del mondo.

Nel 1954, dopo aver scritto un articolo poco compiacente sulla regina britannica Elisabetta II, Gianni si dimise, con una decisione irrevocabile, dalla Gazzetta, compì un viaggio negli Stati Uniti e al suo ritorno fondò il settimanale Sport giallo.

Di lì a poco Gaetano Baldacci lo chiamò al Giorno, il giornale fondato da Enrico Mattei, per assumere la direzione dei servizi sportivi. Iniziava un’avventura che avrebbe cambiato il giornalismo italiano.

Brera qui mise a punto il suo stile e il suo linguaggio, allontanandosi al tempo stesso dai modelli paludati e dalle forme più banalmente usuali, e ricorrendo in più a una straordinaria inventiva, inventò dal nulla miriadi di neologismi, e seguì le grandi corse ciclistiche, il Tour de France e il Giro d’Italia, prima di dedicarsi completamente al calcio.

Nel 1976 Gianni tornò come editorialista alla Gazzetta dello Sport e continuava a curare sul Guerin Sportivo la rubrica Arcimatto dove scriveva non solo di sport, ma anche su temi di storia, letteratura, arte, caccia e pesca, gastronomia.

Chiusa la parentesi alla Gazzetta, il giornalista di San Zenone Po fu di nuovo al Giorno e passò poi, nel 1979, al Giornale nuovo, fondato da Indro Montanelli dopo la sua fuoruscita dal “Corriere della ser  di Piero Ottone.

Nel 1982 fu chiamato da Eugenio Scalfari alla Repubblica, con altre grandi firme, come ad esempio Alberto Ronchey ed Enzo Biagi, oltre ad avviare una collaborazione,  saltuaria e poi fissa, alla trasmissione televisiva Il processo del lunedì” condotta da Aldo Biscardi.

Il 19 dicembre 1992, al ritorno dalla rituale cena del giovedì, immancabile appuntamento con il gruppo dei suoi amici, sulla strada tra Codogno e Casalpusterlengo, il grande giornalista morì in un incidente a 73 anni.

Oggi il suo nome è tenuto vivo da premi letterari e giornalistici e dal 2003 l’Arena di Milano è stata ribattezzata con il nome di Arena Gianni Brera.