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Jean Renoir, nato a Parigi il 15 settembre 1894, fu uno dei registi francesi più sensibili e lirici fra quelli formatisi prima della Seconda Guerra Mondiale.

Secondogenito del celebre pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir, noto per capolavori quali Ballo al Moulin de la Gallette o la serie delle Grandi bagnanti, Jean crebbe nel quartiere bohemien di Montmartre, fra numerose sollecitazioni artistiche e intellettuali.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruolò in cavalleria e fu ferito a una gamba, rimanendo claudicante.

Durante la lunga convalescenza dalle ferite di guerra, Jean scoprì il cinema, rimanendo colpito soprattutto da Chaplin e da Von Stroheim.

Ben presto decise di lavorare nella produzione di film muti, alcuni dei quali interpretati da sua moglie, la modella Catherine Hessling.

Per un lungo periodo i film di Renoir non ebbero  successo e il regista dovette  attendere gli anni Trante  e il sonoro per attirare l’attenzione del pubblico con Boudu salvato dalle acque, su una famiglia  piccolo borghese alle prese con l’invadente barbone Boudu che il capofamiglia ha salvato mentre annegava nella Senna.

Altri capolavori di questa stagione produttiva sono Il delitto di monsieur Lange, una storia di riscatto sociale e ricerca di giustizia, e La scampagnata,  che uscirà solo nel 1940.

Renoir venne poi coinvolto nell’esperienza del Fronte Popolare, un governo di sinistra attorno al quale si riunirono numerosi intellettuali quali Prévert, Piscator o Aragon.

Le sue storie, già influenzate dal naturalismo lirico di Maupassant, si focalizzarono sulla descrizione della vita di ogni giorno, sulla ricerca della libertà da parte degli individui e sulla necessità di maggior giustizia sociale.

Nel 1937, Renoir trasformò le sue aspirazioni pacifiste in un inno alla comprensione fra gli individui girando La Grande Illusione, storia del conflitto fra alcuni prigionieri di guerra francesi e un vecchio ufficiale prussiano, interpretata da un giovane Jean Gabin e un commovente Erich Von Stroheim.

Il film, premiato a Venezia, fu vietato nella Germania nazista e nell’Italia fascista per la sua denuncia dell’assurdità della guerra.

La Marsigliese che ricostruì le vicende della Rivoluzione Francese, divenne l’estremo momento di riflessione sul turbolento periodo politico che la Francia attraversava prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Poco prima del precipitare della situazione, Renoir girò La regola del gioco una divertita satira della società francese considerata una delle sue opere migliori.

Il film non ebbe molto successo e ben presto la Francia fu  sconvolta dalla guerra e dalla crudele occupazione nazista così il regista decise di fuggire negli USA insieme alla sua famiglia, anche se si adattò poco al sistema produttivo hollywoodiano.

Nel 1949, Renoir visitò l’India dove girò Il fiume, una storia di formazione di tre ragazze nell’India coloniale, molto incentrata sul rapporto fra uomo e natura, ancora una volta premiato a Venezia, oltre a influenzare a lungo il cinema indiano.

Tornato in Francia si dedicò a una trilogia di commedie musicali, girate in uno splendido technicolor, La carrozza d’oro, con Anna Magnani, che era  uno dei film preferiti del giovane Truffaut, French Cancan e Eliana e gli uomini.

Successivamente, il regista girò Il testamento del mostro, libero adattamento della storia del dottor Jeckyll.

I suoi ultimi lavori, negli anni Sessanta, furono per la televisione, mentre nel tempo libero scrisse una monumentale biografia dedicata al padre.

Nel 1970 Renoir ritornò in America e si stabilì a Los Angeles, nel quartiere di Beverly Hills, dove morì  il 12 febbraio 1979.