51141511 10 vhr copy

Un uomo che divenne leggenda…

Emil Zatopek nacque  il 19 settembre 1922 a Koprivinice, in Cecoslovacchia, nella regione della Moravia, in una famiglia umile, sostenuta dal padre calzolaio.

Da ragazzo Emil lavorò come operaio in una fabbrica di scarpe quando in una gara sociale organizzata dal suo datore di lavoro, appassionato di sport, arrivò secondo, senza alcuna esperienza ne allenamento, e capì di avere una predisposizione e un talento particolare per la corsa e, all’età di vent’anni, iniziò a coltivarlo nei ritagli di tempo, correva di sera dopo il lavoro, oppure di mattina e anche di notte, come permettevano i turni in fabbrica.

Arruolato durante la seconda guerra mondiale, Zatopek si dedicò totalmente alla disciplina sportiva, mettendo a punto programmi di allenamento duri e intensi, correndo almeno quattro ore al giorno su qualsiasi tipo di terreno.

Il nome di Emil Zatopek divenne noto per la prima volta agli Europei di Oslo del 1946, dove finì al quinto posto nella finale dei 5000 e vinse poi nello stesso anno la gara dei 10.000, ai giochi interalleati di Berlino.

Due anni dopo, alle Olimpiadi di Londra del 1948, conquistò l’oro nei 10.000 (staccando il secondo arrivato di quasi un minuto) e l’argento nei 5.000.

Quando la squadra ceca atterrò a Helsinki per le Olimpiadi nel 1952 Zatopek aveva ingaggiato da tempo un braccio di ferro con la sua federazione, dopo aver saputo  che il suo amico e compagno Sebastian Jungwirth non avrebbe potuto unirsi alla squadra e coronare il proprio sogno di sportivo, perché figlio di un dissidente, e rinunciò alla convocazione.

I dirigenti federali fecero retromarcia e sia Zatopek che Jungwirth raggiunsero il ritiro ceco con tre giorni di ritardo.

Era il 27 luglio quando nei viali alberati di Helsinki, nella patria di Paavo Nurmi, maratoneta nove volte campione olimpico , si correva la maratona che aveva come favorito l’inglese Jim Peters, detentore del record mondiale.

Zatopek era al suo esordio assoluto sulla distanza dei 42 chilometri e la sua strategia di gara era seguire il più possibile la tattica di Peters, esperto in materia.

Il britannico impose un ritmo altissimo alla corsa, ma Zatopek gli rimase incollato, parlottando ogni tanto con lui per chiedere se il ritmo fosse adeguato.

Peters non terminò la corsa e Zatopek concluse la gara con una delle sue straordinarie accelerazioni, entrando nello stadio olimpico in solitudine, accolto dall’ovazione della folla.

L’impresa fece il giro del mondo e conferì a Emil il soprannome di Locomotiva umana.

Nello stesso giorno in cui Emil vinse la maratona, sulla pedana del lancio del giavellotto la moglie Dana Ingrova si impose sulle avversarie.

Da qui in avanti Zatopek fu sempre uno degli avversari più temuti, con una serie di risultati unici fino al 1954, restando imbattuto per sette anni e 38 gare.

È proprio nel 1954 che Zatopek fece i suoi ultimi due primati del mondo, infatti nel giro di 48 ore portò il limite dei 5.000 a 13’57″2 e quello dei 10.000 a 28’54″2, primo corridore di sempre a vincere i 10.000 in meno di mezz’ora.

Ai Giochi Olimpici di Melbourne 1956, ormai 34enne, Emil terminò la maratona solo al sesto posto.

Dopo l’apice della sua carriera sportiva, sia Emil che la moglie divennero figure di spicco della dissidenza cecoslovacca e furono tra i firmatari del manifesto di Alexander Dubcek, eroe della Primavera di Praga del 1968.

A seguito dell’intervento militare sovietico che pose fine al movimento, anche Zatopek pagò cara la propria indipendenza di pensiero, espulso dalle fila dell’esercito fu costretto a lasciare la capitale e venne confinato tra le montagne della sua terra d’origine, lavorando come addetto ad una stazione di servizio e poi come minatore.

Nella metà degli anni Settanta divenne consulente e traduttore del ministero dello sport, ma fu  solo dopo il 1989, con il crollo del regime comunista, che Zatopek riacquistò la grande dignità nazionale che meritava.

Personaggio nella vita allegro e gioviale, sempre disponibile, Emil si ritirò definitivamente dal mondo sportivo nel 1982, per vivere a Praga insieme alla moglie Dana, che gli fu vicina fino al giorno della sua morte,  avvenuta il 21 novembre 2000.

Il 22 ottobre 2002 nei Giardini del Museo Olimpico di Losanna, in Svizzera, al grande campione è stata dedicata una statua celebrativa in bronzo.