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La grande storia di una delle aziende simbolo non solo del Natale, ma anche del Veneto…

Tutto ebbe inizio con il pasticcere Domenico Melegatti, che mosse alla fine dell’Ottocento i primi passi nel rinomato negozio del padre Pietro, in centro a Verona lungo il corso di Porta Borsari.

Domenico, terminate le scuole elementari, cominciò a lavorare nel laboratorio paterno come i fratelli Giuseppe e Angelo, e ben presto dimostrò una particolare attitudine per l’arte pasticciera.

Le sue idee erano davvero nuove e originali e a 24 anni partecipò a un Concorso indetto dalla locale Accademia di Agricoltura, commercio e arti in ambito dell’Esposizione agricolo-industriale di Verona, e vinse un premio speciale

Dopo la morte del padre, nel 1873 Domenico si trovò a gestire l’azienda di famiglia e, oltre ai dolci della tradizione scaligera cominciò a proporre nuovi prodotti come i confetti detti ghiaie dell’Adige e le caramelle di carne, antenate dei dadi da cucina.

Ispirandosi alla tradizione veronese di fare il levà, un impasto a base di lievito, latte e farina arricchito con mandorle e granelli di zucchero sulla superficie, nella notte della Vigilia di Natale, Domenico ebbe  l’idea di modificarne il composto eliminando gli altri ingredienti e con una maggior quantità di lievito alla farina e uova, burro e zucchero.

Il nuovo prodotto piaceva ai clienti della pasticceria Melegatti e un garzone,  davanti a una fetta del dolce, disse che “L’è proprio un pan de oro” e da lì nacque il termine Pandoro,  prima dolce della Domenica e dei giorni di festa, e successivamente divenne un dolce tipico del Natale.

Per dare al pandoro la forma di piramide tronca con la base a stella a otto punte, Domenico ideò uno speciale stampo metallico e, per una cottura uniforme, inventò un forno a calore continuo.

La data di nascita ufficiale del pandoro è il 14 ottobre 1894, quando Domenico Melegatti,  per risolvere i contrasti con altri pasticceri veronesi che rivendicano l’ideazione del dolce, chiese il Certificato di Privativa Industriale dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio del Regno d’Italia.

Nel frattempo venne avviata la Sfida delle 1000 lire, con cui Domenico invitò i pasticcieri che fabbricano un dolce simile al suo a divulgare la vera ricetta del Pandoro, ma nessuno riuscì nell’impresa.

Ai primi del Novecento il pandoro Melegatti divenne noto in tutta la provincia veronese e, grazie a un sistema di vendita, in tutto il Veneto..

Dopo la morte di Domenico Melegatti nel 1914 il laboratorio veronese passò alla nipote Irma Barbieri e al marito Virgilio Turco, da vent’anni collaboratore di Melegatti.

La Casa del Pandoro Melegatti divenne una società a responsabilità limitata quando,  in conseguenza al forte incremento delle vendite, decise di aprire nel 1951 uno stabilimento industriale con l’automatizzazione della produzione, a Verona in via Raggio di sole.

In seguito l’azienda venne ereditata dai figli Turco, e negli anni alla notorietà del pandoro Melegatti, nella sua confezione azzurra, contribuì la campagna pubblicitaria sui quotidiani nazionali e in TV con testimonial come Franca Valeri e altri volti del mondo dello spettacolo.

Nel 1983 la Melegatti aprì un nuovo stabilimento a San Giovanni Lupatoto e, oltre al pandoro,  si cominciò a produrre anche la colomba pasquale.

L’azienda nel 2011 acquisì la Nuova Marelli di Mariano Comensel  specializzata nella produzione di croissant e merendine lievitate.

Nel 2016 la Melegatti annunciò il trasferimento della produzione storica dell’attività dolciaria comasca a San Martino Buon Albergo, nei pressi di Verona, dove fu inaugurato un nuovo stabilimento destinato alla produzione di prodotti dolciari vendibili per l’anno.

Ma la forte concorrenza mise a dura prova la Melegatti, che nel 2017 fu bloccata nella produzione e gravata da forti debiti.

Nel 2018 il Tribunale di Verona dichiarò il fallimento della storica azienda Melegatti, che come molti altri marchi italiani rischiava di scomparire, ma poco tempo dopo venne rilevata dagli Spezzapria, una famiglia di industriali vicentini, e tornò a produrre pandori e colombe.