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Secondo mese dell’anno nel calendario gregoriano, febbraio deve il suo nome al termine latino  februltus, che significa “rimedio agli errori” dato che era il mese dei rituali di purificazione.  

Nel calendario romano più antico il mese non esisteva, in quanto i Romani consideravano l’inverno un periodo senza mesi e fu Numa Pompilio ad aggiungerlo, rendendo l’anno uguale a quello solare.

Febbraio, mese invernale che fa percepire un risveglio della natura, veniva chiamato dagli antichi Sassoni “mese del fango”, come segno del disgelo in corso e della terra che riprende vita.

Unico mese di ventotto giorni, con ventinove negli anni bisestili,  inizia con le festa della Candelora, dove si celebra la presentazione di Maria al tempio dopo quaranta giorni dal parto, in cui una donna era considerata impura.

Le origini di questa festa sono però molto più antiche e si riscontrano in varie parti d’Europa. In Italia, nell’antica Roma si celebravano in questo periodo i Lupercalia ed erano giorni di purificazione, come lo era la festa detta “februatio” consacrata a Iunio Februata (Giunone purificata) dove le donne   giravano per le strade della città con ceri e lampade accese, simboli di luce.

Nella tradizione celtica questo periodo era legato alla Dea Brigit, divinità del fuoco, della tradizione e della guarigione e nella vita agraria questo mese vede il riposo dal lavoro nei campi e solo verso la fine, se il tempo lo consente,  si possono iniziare lavori di potatura degli alberi da frutto.

Un tempo febbraio era dedicato ai lavori manuali di costruzione e riparazione di attrezzi agricoli o di utensili necessari per la vita  domestica come cesti, ciotole in legno, zoccoli, mestoli.

In questa stagione si sono poche verdure fresche come verze, radicchi, cavoli, mentre tra la frutta, raccolta nei mesi precedenti si sono mele, pere, noci, castagne, nespole e poco altro.

Secondo il calendario celtico e neopagano, la festa più importante dell’inverno dopo quella del solstizio è Imbolc , detta anche Oimelc, che cadeva tradizionalmente il 1° febbraio, nel punto mediano tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera.

In epoca cristiana la festa di Imbolc fu  equiparata alla Candelora sebbene quest’ultima abbia origine nel bacino del Mar Mediterraneo, infatti coincidono solo in quanto il 1° febbraio dal punto di vista astronomico è il punto equidistante tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera. Poiché la festa pagana era con gli auspici della dea Brígit, si trasformò nella ricorrenza di Santa Brigida.

Non vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio periodo dell’anno, tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della Luce.

La capacità di lavorare i metalli era ritenuta una professione magica e le figure di fabbri semi-divini si stagliano nelle mitologie non solo europee ma anche extra-europee, dato che l’alchimia medievale fu l’ultima espressione tradizionale di questa concezione sacra della metallurgia.

Sotto la protezione di Brigit erano anche i misteri druidici della guarigione nelle Isole Britanniche, come anche la ruota del filatoio, la coppa e lo specchio, strumento di divinazione, che simboleggia l’immagine dell’Altro Mondo cui hanno accesso eroi e iniziati.

La pianta sacra di Imbolc è il bucaneve, il primo fiore dell’anno a sbocciare e il suo colore bianco ricorda la purezza della Giovane Dea e il latte che nutre gli agnelli.