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Per il giorno del ricordo raccontiamo la vita di uno scrittore nato a Pola, ma che si legò per tutta la vita a Torino…

Giovanni Arpino nacque a Pola, in Istria, il 27 gennaio 1927 e se Tomaso, militare di carriera, era napoletano; la madre, Maddalena Bercia, era la figlia di un pasticcere braidese.

 “Non ricordo nulla di Pola, perché vi restai solamente qualche mese, ma mi colpì, nel dopoguerra, la carta protocollare jugoslava che mi proponeva di scegliere quella cittadinanza. Piemontese a tutti gli effetti, non ci pensai neppure” disse lo scrittore a proposito dei suoi primi attimi di vita.

Presto la Famiglia Arpino si trasferì tra Novi Ligure, Saluzzo e Piacenza, per seguire i nuovi incarichi di Tomaso.

L’infanzia del futuro scrittore venne segnata dal duro sistema educativo imposto dal padre, figura austera che incuteva timore a Giovanni e ai due fratelli, dando loro ben poche possibilità di svago.

Nel 1940 morì il nonno paterno, così la madre tornò  a Bra per occuparsi dei ricchi lasciti comprendenti una villa sulla collina sopra il Santuario della Madonna dei Fiori, nella quale decise di stabilirsi mentre Giovanni continuò gli studi classici a Piacenza.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, e l’abbandono della vita militare da parte del padre, la famiglia si riunì nel paese in provincia di Cuneo in cui Giovanni terminò il liceo.

In seguito, su pressione del padre, lo scrittore si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza di Torino, poi passa a Lettere.

Arpino, che in un solo anno superò ben tredici esami, si laureò con una tesi sulla poesia di Serghej Esenin, in cui propose una propria personale interpretazione sul poeta russo.

Dopo il debutto con  “Sei stato felice, Giovanni”, edito nel 1952 nella collana einaudiana “Gettoni” dedicata agli scrittori emergenti, si trasferì a Genova per cercare nuovi timoli creativi.

Nel 1951 svolse il servizio militare prima a Lecce e poi a Napoli e, tornato a Bra, cominciò la relazione con lCaterina, figlia dei proprietari del caffè Garibaldi, poi ci fu il trasferimento a Torino, dove trovò impiego nell’ufficio vendite rateali della casa editrice Einaudi.

Contemporaneamente iniziò l’attività di collaboratore giornalistico con Il Mondo, per il quale scrive articoli dedicati all’analisi della quotidianità della provincia italiana che poi confluiranno nell’opera Storie dell’Italia minore.

Nel 1955, dopo la nascita del figlio Tommaso, si dedicò alle fiabe e filastrocche pedagogiche e nel 1957 pubblicò per Mondadori la raccolta di poesie Il prezzo dell’oro, l’anno seguente uscì per Einaudi il romanzo Gli anni del giudizio, nel quale descrisse le trasformazioni e la crisi della classe operaia nel dopoguerra.

Il successo di La suora giovane, del 1959, lo fece diventare parte del circolo degli artisti torinesi con cui condivideva la passione per la vita notturna.

Incominciò a collaborare con il quotidiano Il Giorno, poi nel 1964 arrivò il grande successo grazie all’assegnazione del Premio Strega al romanzo “L’ombra delle colline”, che univa materiale autobiografico e le tematiche della guerra e della resistenza.

Cinque anni più tardi, in virtù di una grande passione per lo manifestata sin da giovanissimo, passò a sorpresa alla redazione sportiva de La Stampa.

Successivamente, su sollecitazione dell’amico Mario Maffiodo, ideò la rivista Il Racconto, che pubblicava racconti per lo più inediti di scrittori italiani e stranieri di alto livello.

Giovanni Arpino morì  a Torino il 10 dicembre 1987 dopo una lunga lotta contro un carcinoma, sopportata con grande dignità e una forte perseveranza nella sua attività di scrittore fino all’ultimo respiro.