La Galleria Erica Ravenna di Roma fino al 15 luglio 2023 presenta la mostra collettiva dal titolo Fare Uno, dalla Parola al Segno un dialogo possibile, una selezione di opere di Carla Accardi, Tomaso Binga, Mirella Bentivoglio, Simona Weller, Vincenzo Agnetti, Alighiero Boetti, Jannis Kounellis e Gino Marotta, proseguendo così, a pochi mesi dalla personale di Tomaso Binga “Scrivo di proprio pugno di settembre – dicembre 2022, il programma espositivo con una riflessione sugli intrecci tra linguaggio e immagine e sulle poetiche che hanno accomunato una linea di ricerca dell’arte contemporanea, dalle prime avanguardie del Novecento e fino ai giorni nostri.
Nella mostra una selezione di opere di artisti che hanno attraversato la seconda metà del Novecento da Carla Accardi a Tomaso Binga, da Mirella Bentivoglio e Simona Weller a Vincenzo Agnetti, da Alighiero Boetti a Jannis Kounellis e Gino Marotta, evidenzia il sentire comune nell’ambito della ricerca artistica che ha caratterizzato il boom economico e allo stesso tempo, in un momento storico di grande attenzione e riscoperta dell’arte al femminile, pone la questione di un confronto tra le “due metà dell’avanguardia”.
ll richiamo all’assunto lacaniano della (im)possibilità di fare Uno, accompagna quindi tale riflessione attraverso un dialogo a più voci nel quale protagonista è la Parola come fondamento dell’immagine in cui l’essere si riconoscerà e attraverso la quale riconoscerà gli altri.
Carla Accardi (Trapani 1924 – Roma 2014), iniziò la sua carriera a Roma, dove conosce gli artisti con i quali darà vita al Gruppo Forma, movimento programmatico dell’arte astratta in Italia.
Tra il 1969 e il 1971 creò il suo capolavoro Triplice Tenda, dove il rapporto tra l’opera d’arte e il suo ambiente raggiunge un traguardo significativo, allestendo una struttura abitabile che l’osservatore stesso poteva percorrere.
Le sue opere sono presenti in importanti collezioni museali, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Castello di Rivoli, le Gallerie Civiche di Modena e Bologna, il Palazzo Reale di Milano e il Museo Civico di Torino.
Vincenzo Agnetti (Milano 1926 – 1981) diplomato all’Accademia di Brera, esordiscì verso la fine degli anni Cinquanta affiancando alla pittura in ambito informale l’attività di critico, saggista e teorico.
Nel 1968 ideò la celebre Macchina Drogata, una calcolatrice Divisumma 14 Olivetti i cui numeri erano sostituiti da lettere dell’alfabeto, di modo che le parole divenissero frutto di operazioni matematiche e ha parteciò a importanti rassegne, tra cui Vitalità del negativo (1970) numerose edizioni della Biennale di Venezia, Documenta 5, (1972), la Quadriennale di Roma (1972), la Biennale di S. Paolo (1973) e la mostra retrospettiva al Mart di Rovereto (2008).
Mirella Bentivoglio (Klagenfurt 1922 – Roma 2017), artista, poetessa e performer italiana, si è contraddistintò nell’ambito delle poetiche verbo-visuali e nell’interesse per l’uso congiunto del linguaggio verbale e dell’immagine.
Se Tomaso Binga (Salerno 1931), nome d’arte di Bianca Pucciarelli Menna, artista, poetessa e performer, ha ideato una sperimentazione artistica e poetica incentrata sulla scrittura verbo-visuale e Alighiero Boetti (Torino 1940 – Roma 1994) all’inizio degli anni ’70 avviò in Afghanistan un progetto che realizzano ricamatrici locali: orditi di lettere e parole o mappe in cui è raffigurato il planisfero del mondo, con le singole nazioni tessute con i colori delle rispettive bandiere.
Jannis Kounellis (Atene, 1939 – Roma, 2017), pittore e scultore greco naturalizzato italiano, si trasferisce a Roma nel 1956, dove s’iscrive all’Accademia di Belle Arti e nel suo lavoro usò materiali quali sacchi di juta, lana, oro, terra, fuoco – e in alcuni casi piante e animali vivi, mentre Gino Marotta (Campobasso, 1935 – Roma, 2012), pittore e scultore italiano, dopo un primo periodo di originale superamento dell’Informale, avviò una ricerca sulla sintesi dinamica tra figurazione, linguaggio e codici; successivamente mostra un’attenzione sempre più marcata per i nuovi materiali chimici/industriali e, nello specifico, per il metacrilato.
Infine Simona Weller (Roma 1940) diplomata all’Accademia di Roma, dopo lunghi soggiorni di studio in Oriente (da Bangkok al Cairo), nel 1973 s’impose all’attenzione della critica alla X Quadriennale di Roma con grandi tele astratte, dove la pittura si mescola a lettere e scrittura.
Ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero, tra cui la Biennale di Venezia del 1978, la Biennale di San Paolo del Brasile e, nel 2022, la mostra Ri-materializzazione del linguaggio presso la Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano.
In occasione della presentazione del catalogo, nel mese di maggio, si svolgerà un Talking nella Galleria.