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Capolavoro dell’arte dell’Emilia Romagna, a pochi chilometri dal comune di Codigoro, in provincia di Ferrara, l’abbazia di Pomposa è uno dei simboli del Medioevo italiano.

La sua edificazione risale al IX secolo ed è una delle più importanti di tutto il Nord Italia grazie ai suoi tesori e al fatto di essere divenuta nel tempo un fiorente centro monastico, la cui fortuna si legò alla figura dell’abate San Guido.

Le prime notizie dell’Abbazia risalgono ai secoli VI-VII, quando sorse un insediamento benedettino nell’Insula Pomposia, un’isola boscosa circondata da due rami del fiume e protetta dal mare.

Ma fu dopo il Mille che il monastero che accolse illustri personaggi del tempo, tra i quali Guido d’Arezzo, il monaco inventore della scrittura musicale basata sul sistema delle sette note.

Oggi questa area, uno dei parchi più importanti d’Europa, è comprese nei siti Unesco dal 1999, quando il riconoscimento assegnato a Ferrara nel 1995 fu esteso al territorio comprendente il Delta del Po e le Delizie Estensi.

Il complesso abbaziale è composto da tre nuclei, il campanile con la Chiesa di Santa Maria, il chiostro con gli ambienti annessi e il Palazzo della Ragione.

La chiesa, caratterizzata dall’atrio rettangolare con tre arcate d’ingresso e il noto campanile, è l’immagine simbolo di Pomposa.

L’atrio non esisteva nelle antiche fasi della chiesa e  fu aggiunto poco prima della nuova consacrazione della chiesa, avvenuta nel 1026, grazie al magister Mazulo, e vede due finestre a rosone chiuse da transenne traforate, oltre algli altorilievi zoomorfi, alternati a bacini ceramici, disposti all’altezza degli archi d’accesso al portale.

La costruzione del campanile ebbe inizio nel 1063, ad opera del magister Deusdedito ed è alto circa 48 m, l’interno è articolato in nove piani percorribili,  fino a quello delle campane,  grazie a 201 gradini.

Oggi la Chiesa di Santa Maria presenta una pianta basilicale a tre navate con abside poligonale, tipica dell’ambiente ravennate, così come moltissimi elementi strutturali interni, dai capitelli ai mosaici pavimentali, che testimoniano la pratica medievale del  riutilizzo di materiali di pregio in nuove strutture.

La decorazione dell’abside, opera di Vitale da Bologna del XIV secolo, raffigura un Cristo benedicente con a destra la Vergine, seguita da uno stuolo di principesse, vergini, martiri e l’abate Andrea, committente dell’opera, in ginocchio, mentre a sinistra San Michele Arcangelo è nell’atto di pesare le anime.

Di un periodo successivo alla realizzazione dell’abside sono gli affreschi della navata centrale della chiesa, divisi in tre ordini, con in alto scene tratte dall’Antico Testamento mentre nell’ ordine mediano vi sono scene tratte dal Nuovo Testamento e l’ordine inferiore è destinato al ciclo dall’Apocalisse.

La visita alla chiesa si conclude con il Giudizio Universale, posto sulla controfacciata.

Attorno a quello che era il chiostro maggiore, si trovano le zone della sala del Capitolo, della sala delle Stilate e del Refettorio.

La sala capitolare è il luogo in cui i monaci si riunivano per leggere e meditare su un capitolo della Regola di San Benedetto, si trova lungo il fianco settentrionale della chiesa e gli affreschi che la  decorano sono stati attribuiti al XIV secolo.

Sul lato sud del chiostro si trova il refettorio dove i monaci consumavano i pasti della giornata.

A destra della chiesa, nell’antico dormitorio, c’è il Museo Pomposiano, dove sono custoditi i più importanti pezzi riguardanti la storia del complesso abbaziale.

L’allestimento del museo risale al 1976 e conserva numerosi tesori provenienti dalla chiesa, dal complesso abbaziale e dai dintorni di Pomposa, in un contesto che parte dal VI secolo e arriva al XIX secolo.