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La guerra d’Etiopia, nota anche come campagna d’Etiopia, fu un conflitto armato che si svolse tra il 3 ottobre 1935 e il 5 maggio 1936 e vide contrapposti l’Italia e l’Etiopia.

L’invasione italiana dell’Etiopia fu il risultato di una politica di espansione coloniale dell’Italia fascista, guidata dal Duce Benito Mussolini.

L’interesse dell’espansione coloniale italiana crebbe progressivamente agli inizi degli anni Trenta, principalmente per gli ideali del Duce, che voleva la ricostruzione di un’Impero Italiano sullo stile di quello Romano.

A questo, inoltre, si aggiungeva il problema emigratorio italiano, che sarebbe stato facilmente arginabile con la conquista di colonie.

L’invasione dell’Etiopia fu preceduta da una serie di provocazioni e incidenti di confine tra le due nazioni.

Nel dicembre 1934, l’Etiopia aveva chiesto l’intervento della Società delle Nazioni per risolvere il contenzioso di Ual Ual e condannare l’Italia; dopo aver ripetuto tale richiesta a gennaio e marzo 1935, solo il 25 maggio fu convocato il Consiglio della Società delle Nazioni.

Tuttavia, l’Italia non si sentì vincolata dalle decisioni della Società delle Nazioni e decise di procedere con l’invasione.Il 2 ottobre 1935, l’Italia dichiarò guerra all’Etiopia.

La notizia inizialmente passò quasi inosservata dall’opinione pubblica, solo successivamente l’episodio fu ingigantito dalla propaganda fino a farne la provocazione che doveva giustificare la guerra.

Il 30 dicembre Mussolini indirizzò alle autorità del regime un promemoria segreto – Direttive e piano d’azione per risolvere la questione italo-abissina – con il quale dava avvio alla mobilitazione vera e propria, ponendo l’autunno 1935 come data per l’inizio delle operazioni.

L’Etiopia, che all’epoca era uno dei pochi paesi africani a non essere stata colonizzata, era mal equipaggiata e mal preparata per la guerra contro l’Italia.

Da gennaio a luglio 1935, l’Etiopia poté importare dall’Europa, prima che entrasse in vigore l’embargo decretato dalla Società delle Nazioni, circa 16.000 fucili, 600 mitragliatrici leggere e mezzo milione di proiettili, cifre del tutto insufficienti per contrastare una nazione industrializzata come l’Italia.

Con la fine della stagione delle piogge, i due corsi d’acqua non rappresentavano un grosso ostacolo, e oltre centomila uomini iniziarono a penetrare in Etiopia su un fronte di circa settanta chilometri, protetti dal cielo da 126 aerei e dotati di 156 carri armati, 2.300 mitragliatrici e 230 cannoni di vario calibro, un armamento considerevole per una guerra coloniale.

Sulla destra il II Corpo d’armata del generale Pietro Maravigna era diretto su Adua.

La guerra fu caratterizzata da numerose atrocità e violenze da entrambe le parti. L’Italia utilizzò anche armi chimiche, come il gas mostarda, contro la popolazione etiope.

Nel maggio 1936, le truppe italiane entrarono nella capitale Addis Abeba, conquistando nelle successive 48 ore l’Abissinia.

Il 9 maggio 1936 terminò la guerra, con Mussolini che proclamò la nascita dell’Impero Italiano e della A.O.I (Africa Orientale Italiana), composta da Eritrea, Somalia e Abissinia.

Fonti:

  1. Le pietre raccontano – La guerra d’Etiopia (Africa)
  2. Wikipedia – Guerra d’Etiopia
  3. Paranoie fasciste? Il volontariato in favore dell’Etiopia durante la guerra del 1935-1936