L’Italia della pallavolo ha avuto nel secondo Novecento momenti da protagonista, vincendo praticamente tutto nel panorama mondiale, ma ancora oggi gli sfugge un trofeo unico come l’oro Olimpico.
Fu nel 1988 con l’arrivo di Julio Velasco, che l’Italia del volley cominciò il cammino che la portò a diventare la più forte squadra del mondo.
L’impatto di Velasco con la nazionale azzurra si vide subito al suo primo Campionato Europeo, poi nel 1990 gli azzurri vinsero il Campionato del Mondo, in casa dei grandissimi brasiliani, eliminati in semifinale, e la World League, vinta poi per tre anni di seguito.
Così l’Italia che si presentava alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 era una delle favorite per l’oro, infatti nel girone di qualificazione furono proprio gli azzurri a finire al comando, prendendosi quella che doveva essere la parte più facile del tabellone, evitando quindi Brasile e Stati Uniti.
Ma Velasco e i suoi fedelissimi, con nomi che vanno da Zorzi a Giani, da Gravina a Bracci, da Cantagalli a Lucchetta, si persero proprio nella partita contro l’Olanda nei quarti di finale.
Blangè diresse gli orange mentre uno Zwerver straordinario rubò la scena sotto rete, ma l’Italia resistette fino a 2 set a 1, mentre Velasco prova ad alternare i membri della squadra con le seconde linee.
Si arrivò al quinto set che vide una forte polemica per un regolamento assurdo che doveva assegnare la vittoria allo scoccare del 17° punto, fino a un 16-16 dolceamaro, specialmente perché la battuta era per l’Italia con Vullo che la mise semplicemente dall’altra parte in attesa dell’azione offensiva olandese.
Infatti Van der Meulen schiacciò senza troppa convinzione ma trovò comunque il leggero tocco di Cantagalli con la palla che uscì di poco, così l’Italia della pallavolo usci dal torneo senza l’oro.
Ma il gruppo di Velasco non aveva ostacoli fuori dai tornei dei cinque cerchi, con una serie di vittorie mondiali, europei e in World League.
Quando nel 1996 si tornò in America per le Olimpiadi di Atlanta, la squadra di Velasco fu considerata da molti la più grande nel mondo della pallavolo, sempre con Giani, Bernardi, Zorzi, Cantagalli, Bracci, Gardini, a cui si erano unito i più giovani e arrembanti Meoni, Sartoretti, Papi, Gravina.
Nel girone di qualificazione gli azzurro ebbero cinque vittorie su cinque, senza cedere nemmeno un set agli avversari, tra cui proprio l’Olanda che gli aveva battuti qualche tempo prima nella finale della World Cup.
Il percorso continuò spedito anche nei quarti contro la Argentina, e in semifinale contro una forte Jugoslavia, sconfitta con un netto 3-1.
Gli avversari in finale erano ancora una volta gli olandesi, battuti con un secco 3-0, mentre gli azzurri erano desiderosi di riscattare la figuraccia di quattro anni prima entrando nella storia con il primo oro Olimpico.
Molti dei protagonisti erano gli stessi di Barcellona, con Blangè, Zwerver e Van der Meulen che avevano ben impressa in mente quella vittoria.
In una partita incredibile, dove si giocò per molti momenti punto a punto, alla fine l’Olanda vinse al quinto set e l’Italia dovette accontentarsi solo dell’argento, che segnò anche la fine dell’era Velasco, simbolo di un grande periodo della pallavolo italiana e mondiale.