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Tanto tempo fa gli Ebrei della Polonia vivevano in piccoli villaggi molto particolari, detti shtetl.

In termini giuridici lo shtetl non esisteva, era un termine, in yiddish, che gli ebrei utilizzavano, prima della guerra, per indicare città di modeste dimensioni in Europa orientale, dove esisteva una consistente comunità.

Esistevano molti tipi di shtetl,  un insediamento caratterizzato da una presenza ebraica consistente e compatta, dove gli ebrei si distinguevano dai vicini non ebrei per religione, occupazione, lingua, cultura, oltre ad essere un caleidoscopio di svariati rapporti economici e sociali.

Uno di questi rapporti vedeva ebrei e contadini interagire nella piazza del mercato, dove i primi  si radunavano per officiare funzioni civili e religiose imprescindibili, che comprendeva una sinagoga, un mikveh (bagno rituale), un cimitero, scuole, e una serie di associazioni che svolgevano funzioni sociali e religiose.

A differenza di quanto accadeva in una città o in un capoluogo di provincia nello shtetl ci si conosceva tutti e i nomignoli erano parte essenziale della società.

Ciò che differenzia lo shtetl è il fatto che esso fosse per lo più a maggioranza ebraica, mentre in altri stati gli ebrei costituivano spesso una minoranza.

Nello shtetl gli ebrei vivevano in ogni area, mentre in Spagna, Germania, Babilonia potevano esserci anche sole delle strade in cui abitavano.

Inoltre lì gli ebrei parlavano yiddish, una lingua diversa dalla parlata dei vicini slavi e baltici, mentre in Spagna o in Germania il giudeo-spagnolo e il giudeo-tedesco risultavano comprensibili anche ai non ebrei.

Un’altra significativa differenza tra gli shtetl e altri insediamenti era che, mentre in  Iraq, in Spagna o in Germania gli ebrei esercitavano un ristretto numero di occupazioni, spesso a causa di limitazioni politiche, nello shtetl gli ebrei occupavano tutti i gradini della scala economica, come nel caso dei proprietari di negozi, che godevano di indipendenza economica e più in basso nella scala sociale si trovavano abili sarti, abili ciabattini e orologiai.

Questa struttura sociale diversificata si traduceva in tensioni sociali e in una disparità economica e sociale.

Così fu nello shtetl che gli ebrei dell’Europa orientale divennero un popolo a sé, diverso e peculiare, con una loro lingua, un loro folklore, un loro umorismo, in una misura che non trova riscontro nel resto dell’Europa.