La pinza di Pasqua è un dolce tipico del Friuli, dall’aspetto simile a quello di un morbido pan brioche che non deve essere né troppo dolce, né troppo salato.
Il dolce è noto anche con il nome di pinza triestina, da non confondere con la pinza veneta che è farcita di frutta secca.
Un tempo in Friuli le donne iniziavano ad impastare burro, farina, zucchero, miele, tuorli d’uovo e lievito madre, fin dal giorno prima, in modo le pinze potessero essere pronte per Pasqua e per Pasquetta.
Il vero motivo è che il composto, per riuscire bene, aveva bisogno di una lunga lavorazione e, dopo essere state impastate per ben tre volte e lasciate riposare diverse ore tra una lavorazione e l’altra, alla fine le pinze erano pronte per essere infornate.
La mattina di Pasqua e di Pasquetta era consuetudine portare gli impasti crudi nei forni del paese nel territorio friulano.
Questa scelta era legata ad una questione pratica, dato che in ogni famiglia si preparavano più pinze ed in molte case c’era il forno a legna, che con il suo spazio limitato avrebbe richiesto moltissimo tempo per cuocere i dolci.
Le donne portavano così dal fornaio le proprie creazioni, dotate di un cartellino con il proprio nome, per poterle ritirare cotte qualche ora dopo.
Sulla pinza è da sempre una tradizione fare tre o quattro tagli sulla sommità dell’impasto, che hanno un duplice significato, nella tradizione cristiana simboleggiano il martirio di Cristo, ma nella pratica servono a far lievitare meglio l’impasto.
Fare la pinza con il lievito madre richiede un certo impegno, ma il profumo che si sprigiona dai forni riporta alle ricche colazioni della Pasqua contadina, tra il caffè e il primo pane delle giornata.
Seguendo una tradizione contadina, la pinza accompagna diversi momenti nelle giornate di Pasqua e di Pasquetta, spesso abbinata ad una buona confettura fatta in casa per la colazione, oppure al cioccolato fondente di qualità per una ghiotta merenda, ma anche come un buon antipasto con salame nostrano, formaggi e frittate.