Mercoledì 22 maggio tornerà, a Pavia nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro dei Padri Agostiniani, l’atteso appuntamento con la Festa di Santa Rita.
Fino a martedì 21 proseguiranno le Sante Messe per la novena di Santa Rita (iniziata il 13 maggio), alle 9 e 18.30.
Sempre martedì 21, alle 15 si terrà l’apertura della Festa in onore della Santa, con la distribuzione delle rose, dei ceri e degli oggetti sacri, mentre alle 17 seguirà la benedizione dei bambini. Mercoledì 22 maggio sarà il grande giorno della Festa, dove la basilica sarà aperta dalle 6.30 alle 22.30. Le S. Messe verranno celebrate alle ore 7 – 8 – 9 – 10 – 11 – 16.30 17.30 – 18.30.
Alle 12 si terrà la supplica a Santa Rita in Chiostro e alle 21 è prevista la processione con la statua di Santa Rita per le vie della parrocchia.
Durante tutto il giorno sarà possibile acquistare rose benedette, oggetti e ceri nel Chiostro del convento, dove verrà collocata la statua della Santa e dove si potranno accendere i ceri. In basilica ci si potrà confessare tutto il giorno.
Santa Rita nacque nel 1381, a Roccaporena, a pochi chilometri da Cascia, figlia unica di Antonio Lotti e Amata Ferri.
I genitori, mediatori locali nelle lotte politiche e familiari fra guelfi e ghibellini, diedero a Rita una buona educazione, insegnandole a scrivere e leggere.
Già dalla tenera età Margherita desiderava intraprendere il cammino che l’avrebbe portata verso la consacrazione a Dio, ma i genitori, prima di morire, insistettero per trovare un marito all’unica figlia.
Mite e obbediente, Rita a soli sedici anni andò in sposa a Paolo di Ferdinando Mancini, giovane ben disposto, ma dal carattere irruento.
L’indole del marito però non impedì a Rita, con tutto il suo amore, di aiutarlo a cambiare, e ben presto nacquero i gemelli, Giacomo Antonio e Paola Maria.
Con una vita semplice, ricca di preghiera, sempre dedita alla famiglia, Rita aiutò il marito a convertirsi e a condurre una vita onesta.
La vita di Rita fu sconvolta dall’assassinio del marito, avvenuto in piena notte, presso il mulino di Remolida da Poggiodomo nella valle, sotto le balze di Collegiacone e le ultime parole di Paolo furono d’amore verso Rita e i suoi figli.
Rita fu capace di una sconfinata pietà, perdonando chi le aveva procurato un dolore così grande, ma i figli erano tentati dal desiderio di vendetta.
I sentimenti di perdono e di mitezza di Rita non riuscivano a persuadere i ragazzi, al punto che la donna arrivò a pregare Dio per la morte dei figli, piuttosto che saperli macchiati del sangue fraterno.
Giacomo e Paolo morirono per una malattia poco tempo dopo, a meno di un anno di distanza dalla morte del padre.
Rita, ormai sola, si adoperò a opere di misericordia e, soprattutto, a gesti di pacificazione verso gli uccisori del marito, condizione necessaria per essere ammessa in monastero, per realizzare il desiderio che Rita aveva fin da adolescente.
Per ben tre volte la donna bussò alla porta del Monastero Agostiniano di santa Maria Maddalena a Cascia, ma solo nel 1417 venne accolta in quel luogo, dove visse per quarant’anni, servendo Dio e il prossimo con una generosità sempre attenta ai drammi del suo ambiente e della Chiesa del suo tempo.
La sera di un Venerdì Santo, dopo la tradizionale processione del Cristo Morto, avvenne il prodigio che durò per tutti i suoi ultimi quindici anni di vita, infatti Rita ricevette sulla fronte le stigmate di una delle spine di Cristo, e ne sopportò il dolore con grande forza d’animo.
Mori il 22 maggio 1457 e fu venerata come Santa subito dopo la sua morte, come dimostra il sarcofago ligneo e dal Codex Miraculorum, un documento risalente all’anno della morte.
Papa Leone XIII la proclamò Santa il 24 maggio 1900 e dal 18 maggio 1947 le ossa di Santa Rita da Cascia riposano nel Santuario, in un’urna d’argento e cristallo realizzata nel 1930.