1sRHjWGS6HMdZNvk56vd5r 6b952c42e2ccab620b734121fb007067 Ford Capri RS2600 1971 1280 06 1100

L’influenza delle auto americane per i costruttori in Europa negli anni Sessanta fu decisamente forte non soltanto nello stile, ma anche nelle forme e nelle misure.

A quel periodo sono legati una serie di modelli sportivi generosi nelle dimensioni, oltre che con una forte ispirazione al mondo degli Usa, come la Opel Commodore e soprattutto la Ford Capri, che ebbe uno sviluppo collegati ad gara interna durata una decina d’anni tra i centri stile delle filiali inglese e tedesca risolto con il successo finale della prima.

La sede di Dagenham presentò nel 1965 il progetto finale più convincente, anche stilisticamente, con vari richiami alla Mustang che stava riscuotendo un enorme successo oltreoceano.

Infatti la Ford aveva l’ambizione di creare un modello capace di farsi apprezzare come aveva appena fatto la berlina Escort e per farlo decise di derivare il modello dal pianale usato per la Cortina in Gran Bretagna e dalla Taunus TC in Germania e dintorni, differenziando l’offerta di motori e allestimenti a seconda del mercato.

In comune tutte le Capri introdotte dal 1969 avevano la carrozzeria dall’aspetto solido e la relativa comodità, oltre al fascino di un nome già utilizzato in Inghilterra per la variante Coupé della Consul e negli Usa per una Lincoln cabriolet.

L’offerta di motori partiva per tutte dal 1.3 V4 serie Taunus e dall’analogo Essex britannico, ma si sviluppava con unità da 1,5, 1,6 oppure 1.7 litri a cui si aggiunsero presto motorizzazioni da 2 e 3 litri sul mercato inglese e da 2,3 litri su quello tedesco.

Anche sul piano degli allestimenti la Capri partiva dai più semplici ma già ben equipaggiati, si poteva passare al GT, caratterizzato dalle doppie feritoie davanti alle ruote posteriori, o all’elegante Ghia con tetto rivestito in vinile.

 Il top delle prestazioni venne  raggiunto dalle prime RS2600, che montavano un motore V6 da 2,6 litri e 150 CV e divennero la base per lo sviluppo delle varianti da corsa destinate a competere nel campionato categoria Turismo.

Nei suoi primi anni la Capri ricevette soltanto un leggero aggiornamento, prima di  un restyling più deciso nel 1974, che diede origine alla seconda serie o MkII, dove l’intera carrozzeria fu rivisitata e ridisegnata addolcendo un po’ le linee e aumentando passo e larghezza, ma soprattutto dotandola di un comodo portellone posteriore a sostituire il bauletto precedente.

Ma l’ammodernamento, accompagnato da una gamma motori che riprendeva la precedente, non fu apprezzato dal pubblico, anche se a determinare il calo delle vendite ci fu anche  la crisi petrolifera, con conseguente austerity, che rese meno attraenti le auto sportive.

L’accoglienza tiepida non scoraggiò Ford, che sul finire degli Anni Settanta lanciò la terza serie, evolvendo la linea nella direzione di una maggior aerodinamica ad accompagnare anche prestazioni ed efficienza migliorate, ma le vendite si mantennero su buoni livelli soltanto in Gran Bretagna, convincendo la Casa a concentrare le attenzioni su quel mercato con kit estetici dai richiami rallistici e a spingere la versione con motore da 3 litri, molto apprezzata.

L’ultimo aggiornamento per l’auto arrivò nel 1982, quando il 3.0 venne  sostituito da un nuovo 2.8 V6 a iniezione noto come Injection dalla potenza di 160 CV che salivano a 206 sulla versione Tickford dagli allestimenti particolarmente lussuosi.

Il nuovo motore diede una seconda vita  alla Ford Capri, che riuscì a mantenere l’interesse resistendo all’invasione delle compatte sportive che si stavano affermando in quel periodo, e a chiudere la carriera nel 1986 con 1.900.000 unità prodotte,  contando anche quelle vendute oltreoceano con marchio Mercury.