Massimo Bontempelli, nato il 12 maggio 1878 a Como, fu lo scrittore italiano che, con i suoi amici Alberto Savinio e Giorgio De Chirico, portò il surrealismo nella letteratura italiana, dando vita al realismo magico.
Dopo essersi laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Torino nel 1903, Bontempelli lavorò come giornalista per Il Marzocco, La Nazione e Nuova Antologia e come insegnante, oltre a far parte prima dei circoli carducciani-tradizionalisti e poi di quelli futuristi.
Nella sua prima fase lo scrittore collaborò, tra l’altro, alla rivista La Voce con lo pseudonimo di Minimo Maltempelli e pubblicò i suoi primi lavori, Socrate moderno e I sette savi.
Dopo la prima guerra mondiale, cui partecipò come ufficiale d’artiglieria e come corrispondente de Il Messaggero, Bontempelli si avvicinò al futurismo e scrisse L’ubriaco, un volume di poesie, e i romanzi La vita intensa e La vita operosa.
Furono i soggiorni da giornalista a Parigi negli anni 1921 e 1922 a metterlo in contatto con le nuove avanguardie francesi e a cambiare profondamente la poetica, come si nota nei romanzi La scacchiera davanti allo specchio ed Eva ultima, con uno stile ispirato all’arbitrio irrazionale e alla casualità dei sogni, seguendo il Primo manifesto del Surrealismo di André Breton del 1924.
Bontempelli strinse poi una profonda amicizia con Luigi Pirandello che, dopo una collaborazione per il Teatro d’Arte, lo spinse a scrivere dei drammi per la sua compagnia, come Nostra Dea e Minnie la candida.
Con Curzio Malaparte lo scrittore fondò nel 1926 la rivista internazionale 900, che fino al 1927 venne pubblicata in francese, per tutti gli intellettuali cosmopoliti del novecentismo, dove espose la sua poetica del realismo magico che invita l’artista a scoprire l’inconscio e le avventure imprevedibili, però senza rinunciare alla ragione umana, ma semplificando la realtà in favole e miti nuovi.
Se i primi romanzi e racconti di stampo magico di Bontempelli hanno ancora un’originalità ricca d’idee, come nella raccolta La donna dei miei sogni e altre avventure moderne, l’arte narrativa dello scrittore alla fine degli anni Venti si esaurisce in un costruttivismo troppo astratto, artificioso e intellettualistico, come nei romanzi Il figlio di due madri e Vita e morte di Adria e dei suoi figli, ma anche nelle opere successive come Gente nel tempo e Giro del sole, in una tendenza a una realizzazione quasi manierata di questa trovata stilistica.
Lo scrittore coltivò anche un forte interesse per l’architettura razionalista, e per questo, dal 1933, diresse con Pier Maria Bardi la rivista Quadrante.
Insieme alla sua compagna, la scrittrice Paola Masino, negli anni Trenta Bontempelli fu spesso all’estero per viaggi, conferenze e dibattiti culturali.
Convinto assertore del fascismo, nel quale vede il mezzo politico più adatto a sostenere una nuova società, lo scrittore nel 1930 venne nominato Accademico d’Italia, ma la sua avversione al provincialismo del movimento letterario Strapaese lo portò a trovarsi spesso su posizioni opposte a quelle dichiarate dal regime, fino all’espulsione dal partito nel 1939 e al confino a Venezia dove maturò, durante la seconda guerra mondiale, una profonda revisione delle sue ideologie.
Nel 1948 Bontempelli venne eletto senatore nelle liste del Fronte Popolare, ma la nomina fu invalidata per i suoi trascorsi fascisti.
Lo scrittore nel 1953 vinse il Premio Strega con i racconti di L’amante fedele, poi una grave malattia gli impedì di proseguire il suo lavoro, confinandolo all’isolamento fino alla morte, avvenuta a Roma il 21 luglio 1960.