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Uno degli archeologi più stimati dell’Europa del primo Novecento…

Nato a Vienna il 1 settembre 1857 Emanuel Lowy era un noto studioso di origine ebraica, grazie ai suoi lavori sull’arte antica, ma fu anche un grande amico di Sigmund Freud, il padre della psicanalisi.

Specializzato nell’arte ceramica dell’antica Grecia, Lowy fu il primo docente di Archeologia e Storia dell’Arte Antica all’Università La Sapienza di Roma, istituendo quella che fu la prima cattedra di archeologia in Italia, insegnando dal 1891 al 1915.

Il museo dei Gessi della Sapienza, oggi parte del viaggio turistico e culturale nel mondo dell’arte romana, fu fondato dallo stesso Löwy, che sin dalla sua nomina a professore di Storia dell’arte antica nel periodo 1889/1890 si adoperò per creare una raccolta di calchi sul modello delle gipsoteche universitarie che in Europa, soprattutto in Germania, erano viste come indispensabili strumenti didattici e di ricerca.

Il primo nucleo del museo, col tempo accresciuto grazie al lavoro di Lowy, che lo diresse sino al 1915, fu allestito in alcuni locali di via Luca della Robbia a Testaccio.

Nel 1924 il museo venne trasferito presso l’Istituto San Michele, ma gli spazi si dimostrarono ben presto inadeguati all’entità del patrimonio museale in costante aumento, come fu poi evidente durante la direzione di Giulio Emanuele Rizzo.

Alcuni anni dopo, con la costruzione della nuova Città Universitaria, la raccolta trovò una nuova e più stabile collocazione negli ambienti del seminterrato dell’edificio destinato alla Facoltà di Lettere e Filosofia, gli stessi che ancora occupa, progettati da Gaetano Rapisardi, dove assunse l’attuale denominazione di Museo dell’Arte Classica.

L’esposizione dei calchi nella nuova sede, allestita nell’estate del 1935, segue il criterio dell’ordine cronologico tradizionale, sempre mantenuto dai successivi direttori, come hanno fatto in particolare Giulio Quirino Giglioli, Giovanni Becatti, Sandro Stucchi, ed è rimasto anche dopo l’ampio intervento di restauro e rinnovamento realizzato tra il 1996 e il 2000, durante la direzione di Andrea Carandini.

Tra le più recenti acquisizioni del museo c’è il Giovane di Mozia, rinvenuto nel 1979, che rappresenta uno dei primi esempi di riproduzione partendo da un modello digital, ottenuto nel 2004 attraverso la scansione laser dell’originale.

Risale al 2015, invece, la donazione da parte della Fondazione Prada delle copie di frammenti del gruppo dei Tirannicidi di Baia ottenute, dopo la scansione degli originali, con una stampante in 3D da parte dell’Itabc.

Giulio Giglioli, uno dei suoi principali allievi di Lowy nei suoi anni romani, divenne uno tra i più noti archeologi della storia di Roma negli anni Trenta.

Dal 1918 e fino alla sua morte, avvenuta l’11 febbraio 1938, Lowy insegnò archeologia all’Università di Vienna.