Mantova from Mincio

La prestigiosa rivista National Geographic con 50 milioni di lettori nel mondo e tradotta in 30 lingue dedica un bellissimo e dettagliato articolo agli 11 siti Unesco, presenti in Lombardia. Un vero e proprio omaggio alla Lombardia e un invito a visitarla.

Oltre alle undici realtà raccontate dal ‘National Geographic’, complessivamente ammontano a ben 18 riconoscimenti Unesco, in Lombardia tra patrimonio materiale e immateriale, uomo e biosfera e città creative”.

Il viaggio proposto dalla rivista inizia da Mantova, regno rinascimentale dei Gonzaga, con la vicina Sabbioneta, creata ex novo per diventare città ideale. Si prosegue poi verso Cremona e il suo Museo del Violino. Tappa a Milano per il Cenacolo di Leonardo da Vinci, realizzato tra il 1494 e il 1497 sulla parete del refettorio, con una tecnica diversa da quella dell’affresco. Si passa quindi a Crespi d’Adda per il “Villaggio operaio”, realizzato tra Ottocento e Novecento dalla famiglia degli industriali bustocchi Crespi, accanto alla fabbrica tessile, il villaggio venne concepito una “città ideale” con le abitazioni dei dipendenti e delle loro famiglie, studiato come una città ottocentesca e dotato di servizi innovativi per il tempo come l’elettricità e le fognature.

In Val Camonica, per il primo sito riconosciuto dall’Unesco in Italia, già nel 1979, il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri – Naquane, dove si trova la Rosa Camuna, simbolo della regione. Sosta in provincia di Varese, un territorio poco esteso ma che ha il record di siti Unesco, tutti diversi tra di loro, troviamo infatti il Monte San Giorgio tra i più importanti giacimenti fossiliferi al mondo. Il Sacro Monte di Varese, complesso devozionale eretto sul monte di Velate fra 1604 e 1698,  composto da una Via Sacra lunga circa 2 chilometri con 14 cappelle che si conclude nel Santuario di Santa Maria del Monte che funge da quindicesima cappella. Con quello di Ossuccio sul Lago di Como, fa parte del gruppo dei nove Sacri Monti prealpini del Piemonte e della Lombardia inseriti nel 2003 dall’Unesco nella Lista del Patrimonio dell’Umanità.

Le Palafitte sul lago di Varese con l’Isolina Virginia, abitato dal primo Neolitico (VII-VI millennio a.C.) fino alla fine dell’età del Bronzo (X secolo a.C. Circa). Parte del sito seriale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” che comprende in tutto 111 insediamenti, databili dal 5000 al 500 a.C., ubicati sulle rive di laghi o di fiumi.

L’insediamento longobardo di Castelseprio (riconoscimento condiviso con Brescia – Santa Giulia). Un sito fortificato e il suo borgo, nonché la chiesa di Santa Maria foris portas, che rappresenta una delle più significative testimonianze dell’alto Medioevo nell’Italia settentrionale. Dello stesso complesso archeologico fa parte anche il Monastero di Torba, gestito dal Fai. Complesso monastico sorse nel tardo Impero Romano con funzione difensiva e fu in seguito utilizzato da Goti, Bizantini e Longobardi.

La Ferrovia retica del Bernina con il suo mitico trenino rosso, Patrimonio dell’Umanità dal 2008, che collega Tirano in Valtellina (So) a Saint Moritz in Engadina, superando la salita del passo del Bernina a 2256 m slm. Il percorso è turistico con panorami montani mozzafiato ma anche di trasporto delle merci.

Per concludere a Bergamo e le opere di difesa veneziane costruite tra XVI e XVII secolo.

Inserite nell’elenco Unesco per ultimo nel 2017, si tratta dell’imponente sistema difensivo unitario della Repubblica di Venezia, come scrive il “National Geographic”: