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Per il 25 aprile la storia di una ragazza coraggiosa…

Norma Parenti nacque il 1 giugno 1921, al Podere Zuccantine di Sopra, nei pressi del Lago Boracifero, nel Comune di Monterotondo Marittimo, dove il padre, Estewan, originario di Volterra,  lavorava come muratore, e pochi anni prima aveva sposato Roma Camerini.

La coppia si era trasferita prima a Monterotondo e poi a Massa Marittima, in via Saffi, dove Roma aprì la Trattoria Roma, ed ebbero quattro figli Fedora, Aston, Ovidio e Norma, che educarono con una forte etica del lavoro e una costante fede cattolica.

Norma era una bambina vivace, bellissima, intelligente, coraggiosa e altruista, aiutando nei lavori del ristorante, ma badando ai nipotini  con pazienza e fantasia.

Frequentò la Chiesa, era un’attivista dell’Azione Cattolica e per alcuni mesi nel 1941 visse all’Istituto Santa Regina di Siena fondato da Bianca Piccolomini Clementini nel 1900, come probanda, prendendosi cura di bambini abbandonati e giovani ragazze madri, poi conobbe Mario Pratelli, che lavorava presso le locali miniere, e che sposò suo marito il 31 marzo 1942.

Dopo l’8 settembre  1943 Mario decise di diventare un partigiano, il 29 dicembre Norma diede alla luce il figlio, Alberto Mario.

Ben presso la giovane conobbe le antifasciste Maria Doni, l’ostetrica del paese,  la commerciante Uliana Marliani  e Anita Salvadori, oltre ai ragazzi che divennero membri della formazione della 3° Brigata Garibaldi – Camicia Rossa, come Elvezio Cerboni, primo comandante della formazione, ed Otello Gattoli, che erano avventori della Trattoria Roma.

Il lungo inverno del ’44 e la primavera videro Norma stampare nella soffitta della sua casa volantini sovversivi che trasportava  nella carrozzina del figlio lasciandoli nelle case dei vicini, oltre ad aiutare disertori, sia italiani che stranieri, che si unirono alle varie formazioni partigiane, mentre il marito Mario fu costretto ad abbandonare definitivamente il paese perché riconosciuto dai fascisti locali.

La più eclatante delle azioni di Norma fu quella per dare degna sepoltura ad un giovane partigiano ucciso dai fascisti.

Infatti nel maggio  1944, il giovane Guido Radi di appena 19 anni, di Radicondoli, venne assassinato con Alvaro Betti, mentre stava effettuando un sabotaggio alle linee telegrafiche.

I fascisti portarono il corpo di Radi a Massa Marittima e lo abbandonarono davanti al sagrato del Duomo, con l’ingiunzione per chiunque di  non toccare il cadavere né dargli  sepoltura.
L’unica che uscì sulla piazza fu Norma che, trovato un carretto e facendosi aiutare dalla Marliani e dalla Salvadori, compose la salma e la trasportò al cimitero, poi riuscì a raggiungere i genitori del ragazzo al podere Montemaggiore, vicino a Radicondoli, e li condusse a Massa Marittima  per il riconoscimento del loro figlio, ospitandoli nella sua casa.

Nella sera del 23 giugno 1944, a poche ore dall’entrata in Massa  Marittima delle truppe alleate, Norma fu prelevata da una ventina di militi italiani e tedeschi con la madre Roma ed Olema, una ragazzina che lavorava alla trattoria.

Il gruppo fu portato presso un abbeveratoio , all’uscita del paese, per la fucilazione, ma proprio in quel momento cadde un proiettile di cannone,  che uccise alcuni soldati e ferì Roma.

Norma fu così trascinata in un luogo più appartato, un poderino denominato  Coste Botrelli, proprio sotto al paese, dove i fascisti le spararono.

La mattina dopo il corpo di Norma venne prelevato da alcune donne e il giorno dopo fu celebrato il funerale, cui presero parte anche le truppe Alleate.

Norma Parenti Pratelli è una delle 19 donne italiane insignite della Medaglia d’Oro al Valor  Militare.